1. Fidanzate - La partita


    Data: 02/01/2019, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    ... nemmeno a spingere la frizione. E’ per questo che, sulla strada per Roma, devo guidare io. “Sicuro che sei bona?”, “a bello, guido il suv di mio padre… lasciami lavorare, ragazzì…”.
    
    Sono euforica e c’è una ragione che non si chiama Davide. Durante il pranzo il ding del WhatsApp mi ha annunciato il messaggio di Roberta, l’amica di Gange. Mi ero fatta dare il suo numero e le avevo detto se le andava di vederci. Nulla. Un altro messaggio due giorni dopo e ancora nulla. Leggeva e non rispondeva, avevo perso le speranze, mi era proprio passata di mente. Ma in fondo lo sapevo che la mia era un po’ una follia. Poi, improvvisamente, il messaggio, mentre sono seduta a tavola con Davide. Mi dice ok, mercoledì, alle cinque e mezza e mi propone, un bar dei Parioli. Per me tre-quattro fermate di tram, invece di andare all’università devo andare dalla parte opposta. Perfetto. Davide mi chiede con chi chatto e gli rispondo che è una ragazza che ho conosciuto alla festa di Capodanno, e con la quale mi piacerebbe fare amicizia. Mi dice che mi deve proprio stare simpatica per essermi fatta dare il numero da un suo amico e averla cercata così, dal nulla. Gli spiego che imparerà a conoscermi, che per le amicizie sono fatta così. Non gli dico che, mentre ero strafatta dalle bombe del suo amico, a quella ragazza avevo sussurrato all’orecchio “vorrei leccarti la fica”. Magari, se Davide imparerà a conoscermi davvero, capirà che sono fatta anche così.
    
    Però, se io sono euforica, lui deve ...
    ... essere… boh, arrapato. Perché mentre guido mi dice di rallentare e di accostare. Mi fermo proprio davanti a un alberghetto, lo guardo. Mi fa “ti va se andiamo qui?”. Gli do un bacio che, più che essere carico di sesso, è carico di gratitudine. Gli metto le braccia al collo e gli dico “ma che bella idea che hai avuto”. Scendiamo dalla macchina e vedo che zoppica proprio. A quella che dovrebbe essere la reception non c’è nessuno, dopo un po’ arriva una signora lasciando aperta una porta dalla quale arrivano le voci della televisione. Mi domando chi mai ci venga in un posto come questo. Squattrinati, forse puttane con i loro clienti, più probabilmente gente come noi. La signora, in ogni caso, non fa una piega. Si vede che ci è abituata. L’unico motivo di sorpresa, forse, è vedere due ragazzi con i pantaloni della tuta addosso, che sembrano usciti da un allenamento, più che altro.
    
    Appena ci togliamo i giacconi, Davide mi bacia e infila le mani sotto l’elastico dei miei pantaloni Adidas. Mentre li abbassa mi sfilo le Stan Smith senza neanche slacciarle, usando le punte dei piedi. Da questo punto di vista, mi dico, i pantaloni della tuta sono proprio una ficata, resto con il maglione, le mutandine e i calzini da tennis. Mi inginocchio sulle mattonelle fredde e gli faccio la stessa cosa, ma con molta più cautela, ridacchiando “scusa, eh, non si vede perché io sì e tu no”. Gli slaccio le sneakers e tolgo tutto, pantaloni, mutande e calze. Do dei bacetti sul ginocchio, è gonfio e ...