1. Fidanzate - La partita


    Data: 02/01/2019, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    Ciao, sono Francesca”. In verità, il modo in cui mi ha squadrata, il sorriso che mi ha indirizzato, la sua gestualità impercettibile e persino la mano che mi porge, completano la frase in questo modo: “Ciao, sono Francesca e ho le tette più grandi delle tue”. Lo percepisco perfettamente. Nonostante questo, però, è simpatica. Non vorrei dare giudizi affrettati, ma… Anzi no, i giudizi li do e vi assicuro che è l’unica con la quale si può parlare di qualche cosa. Mi fa un certo effetto stare qui, di domenica mattina, sulle tribunette malferme di un campetto di periferia. Nonostante il sole sulla faccia, è umido e fa freddo. E mi fa anche un certo effetto stare con loro, che con una certa prosopopea si definiscono Wags e che, in stridente contrasto con il luogo e con l’occasione, se ne stanno sedute su questi scalini di metallo freddi, a chiacchierare vestite di tutto punto, come se si apprestassero a entrare all’Hotel de Russie per il brunch.
    
    L’unica che mi ispira un po’ di confidenza è, per l’appunto, Francesca. Certo, anche lei con lo sciallone Burberry, il fondotinta, il mascara, il rossetto e le unghie smaltate di fresco, mi sembra un po’ fuori contesto. Anche lei, e sarà stata la terza o la quarta, prima di presentarsi mi ha apostrofato con un “tu sei la ragazza di Davide?”. Ma intanto ha voluto che mi sedessi accanto a lei. Poi, quando i ragazzi sono entrati in campo, ha commentato “che caruccissimo che è Davide, e anche tu sei molto carina”. Come fa a non starmi ...
    ... simpatica? Penso che abbia deciso che io debba diventare la mascotte del gruppo, così come Davide sembra essere un po’ il cucciolo della squadra. Sono mediamente, le ragazze ed i ragazzi, un po’ più grandi di me e di lui. Non tanto, ma un po’ sì. Due-tre anni. Francesca mi indica anche il suo, di fidanzato. E mi dice pure il nome. Io, come al solito, dopo nemmeno cinque minuti non me lo ricordo più.
    
    La “squadra dei ricchi” la chiamano. E a giudicare dalle tifose fanno anche bene, direi. E tra queste tifose mi ci trovo anche io, anche se addosso ho solo il giaccone della North Pole e i pantaloni neri della tuta Adidas. Pantaloni sbagliatissimi, tra l’altro. Le gambe mi si ghiacciano e dopo un po’ quasi non le sento più.
    
    Tra me e me ridacchio, e penso che stare qui di domenica mattina, con l’alzataccia e il freddo, mi è pure costato qualche cosa. L’altra sera, venerdì, io e Davide siamo usciti. Gli avevo chiesto “portami da qualche parte” e lui mi ha portata a un concerto di una cover band. Divertente. Poi mi ha riportata a casa. Pensavo che non avesse proprio del tutto compreso il senso di quel mio “portami da qualche parte”, ma non era proprio così. Parcheggiati in doppia fila davanti al mio portone, aveva cominciato a limonarmi pesantemente. Un po’ troppo pesantemente, visto il posto. “Perché non ci spostiamo da qualche parte?” mi aveva sussurrato con la mano infilata sotto il mio maglione. Io, con i capezzoli induriti e la fica mezza squagliata, gli avevo risposto un ...
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