1. Fidanzate - La partita


    Data: 02/01/2019, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    ... ancora di più. Proprio mentre Francesca me ne parla male immagino che se lui mi dicesse “vieni negli spogliatoi dopo la partita, sotto la doccia, saremo soli” ci andrei senza discutere. Non so perché mi venga una fantasia così idiota, ma mi viene. E mi mette addosso un certo turbamento. Che si smonta subito, però, dopo che a stretto giro fa un paio di cazziatoni a Davide da pettinarlo. Ma come, penso, se sta giocando così bene… Lui si muove davanti, su un lato. Lo vedo correre e sembra agilissimo e leggero, ma so che è merito dell’acciaio dei muscoli delle sue gambe. Dio come avrei voglia che mi serrassero ora.
    
    La partita finisce, zero a zero. Noi tutte aspettiamo i ragazzi fuori dagli spogliatoi. Quando Davide esce ha i capelli ancora bagnati. Mi verrebbe da rimproverarlo, con questo freddo rischia un malanno. Poi mi blocco. Un po’ perché mi viene da ridere per la mia sbroccata di istinto materno, un po’ perché è impegnato in una discussione con il portiere. O meglio, mentre avanza zoppicando leggermente ascolta quello che il portiere ha da dirgli, e che probabilmente è la spiegazione dei due cazziatoni precedenti. Quando mi avvicino riesco solo a sentire che gli sta dicendo che, quando Tizio si abbassa, qualsiasi cosa questo voglia dire, lui deve fare… boh, è arabo. Però vedo che Davide annuisce. Mi arrivano entrambi a un metro e si accorge di me, mi sorride. Fa al compagno “lei è Giulia, Giulia lui è Vittorio”. Il portiere mi tende la mano senza una parola e mi ...
    ... guarda. Francesca aveva ragione su tutta la linea. Avrà un gran fisico ma non si può proprio dire che sia bello. E in più ha uno sguardo che mette quasi paura. A ripensarci, col cavolo che ci andrei con lui sotto le docce. Ma se mi dicesse “stasera vieni a casa mia e te ne vai solo quando le mattonelle del bagno sbrilluccicano” obbedirei senza fiatare. Sfilo la mano dalla sua e la rimetto nella tasca del giaccone. Abbasso gli occhi e attendo che i due si salutino.
    
    Da questo momento in poi, però, il calcio scompare e ci siamo solo noi. Tranne un piccolo strascico quando gli chiedo “ma che voleva quello? Hai giocato benissimo!” e lui mi risponde “no, no, ha ragione, devo imparare a difendere meglio”. Vorrei baciarlo e abbracciarlo davanti alla piccola folla all’uscita degli spogliatoi. Vorrei proteggerlo da quello lì, vorrei che fosse chiaro a tutti che sto dicendo “non me lo toccate, è il mio ragazzo e chi lo offende dovrà fare i conti con me”.
    
    Usciamo da Roma con la macchina, a provare un ristorante di cui gli hanno parlato un sacco di volte ma dove non è mai stato. Un posto molto carino, dentro una specie di corte, abbastanza difficile da trovare, tanto che abbiamo dovuto programmare Google maps. Il cibo mi sembra decente ma non è nulla di indimenticabile. E inoltre, durante il pranzo, a Davide inizia a dare sempre più fastidio il ginocchio. Ha preso un colpo, dice, ma giocando non lo sentiva tanto e per questo non ci ha messo nemmeno il ghiaccio. Invece ora… ora non riesce ...