1. Un metro 18 - Come si dice “asciugarmi” in olandese?


    Data: 18/11/2018, Categorie: Masturbazione Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    Quando ci lasciamo per tornare alle nostre case, io e Serena abbiamo raggiunto un compromesso. Ok, spareggio sia, ma con un solo giorno a disposizione, domani. Oggi no, oggi riposo. Me l’ha chiesto lei e a me non è nemmeno dispiaciuto, in fondo. L’idea di un noioso pomeriggio domenicale casalingo mi attira. Si vede che sono stanca, voglio annoiarmi. L’altra concessione che le ho fatto è stata dire sì al suo “uno solo, Annalì, uno solo, non fare che ti porti a letto una squadra di pallavolo”. Ho detto di sì e ho riso, mi ha dato della troia e ci siamo salutate con un bacio lingua in bocca di fronte a due signore che controllavano un bimbo su un triciclo.
    
    Prima di salire in macchina prendo l’iPhone e cerco il numero dell’olandesina. Le invio un WhatsApp: “Ciao, come stai? Ti ricordi di me? Ti ho pensata molto in questi giorni”.
    
    A casa mangio e faccio quello che mi ripromettevo di fare, mi annoio. Dormo anche parecchio, sul divano del salotto mentre mio padre guarda la partita. Mi passa di mente anche il messaggio mandato a Debbie. Che invece si fa viva verso sera, mentre con i miei sto guardando una serie su Netflix: ding!
    
    “Sletje! Che sorpresa! E che cosa curiosa! Ieri sera ti ho pensata anche io, ci crederesti? Perché ti sei ricordata di me?”.
    
    Veramente, a questo punto, sono curiosa anche io di sapere perché lei abbia pensato a me. Le rispondo che ho conosciuto un olandese, “tu hai forse conosciuto un italiano? Ahahahah”.
    
    “No, ahahahahah. Cosa vuol dire che ...
    ... hai conosciuto un olandese? Qualcosa mi dice che non lo hai semplicemente conosciuto, ahahahah”.
    
    “Ahahahahah confesso”.
    
    “Ho sempre ragione, io 🙂 Cosa confessi?”.
    
    Le scrivo “sono stata con lui” e invio il messaggio. Poi senza nemmeno sapere io il perché le scrivo “con lui e con un suo amico”.
    
    Ve lo ripeto, non lo so il perché. So bene invece che non le dirò di ieri sera, di Giovanna e degli altri tre. E il motivo, anche questo assolutamente indecifrabile per me, è che mi vergogno a dirglielo.
    
    “Così giovane, così puttana. Ma non è la prima volta vero?”.
    
    La parola puttana, “slut”, sembra sovrastare tutte le altre sul display, per un attimo. Mi investe come un treno e mi scalda il ventre. Mi ricordo di averle raccontato, questa estate a Londra, che il giorno prima di partire ero stata con due imbecilli totali, completamente ubriaca e decisa a scendere ben sotto il loro livello per sfogare la mia troiaggine repressa. Repressa dall’essere stata ignorata, completamente pisciata, dall’unico uomo che mi interessasse in quel momento e per il quale avrei fatto qualsiasi cosa, sarei stata qualsiasi cosa. Edoardo, il Capo, il cognato di Giovanna.
    
    “E’ stata una cosa completamente diversa”, le scrivo.
    
    “Ma forse tu vorrai sapere perché ti ho pensata”, scrive Debbie.
    
    “Dimmelo, ti supplico. Non penso ad altro, voglio sapere”.
    
    “Sei sola?”.
    
    Bum! Altro che scaldarmi. La sua è una domanda che mi fa partire un crampo e allagare le mutandine. Ho la certezza che non ...
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