1. Due schiavi per due padroni.


    Data: 15/10/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Honeymark, Fonte: Annunci69

    ... e alle caviglie e un collare, sempre di cuoio. Poi sfilai le mutandine di Susy.
    
    Io facevo da garante, da autista, da assistente preparatore… Che altro se no?
    
    «Bene ragazzi.» – dissi guardando il mare dall’alto dell’autostrada. – «Stiamo per arrivare. Sicuri di non aver ripensamenti?»
    
    Nessuna risposta.
    
    «E va bene allora, andiamo fino in fondo.»
    
    Mi diressi verso il centro della elegante cittadina famosa per il clima mite. Trovai la via e poi il numero civico. Scesi dall’auto e suonai al campanello dei signori Marcuzzi e mi presentai al citofono. Mi venne aperto il cancello elettricamente e io entrai con l’auto. Fermai la Mercedes davanti a quello che secondo me era l’ingresso principale di una villa del secolo scorso, con colori rosso bordeaux e accurate rifiniture in oro. Il parco della villa era piccolo ma dotato di folta vegetazione tipica della zona, con palme, pitosfori, eucube, agave e dei roseti ben curati.
    
    Erano le due del pomeriggio. Spensi il motore e aprii la porta prima a uno e poi all’altro passeggero. I miei amici adesso erano tesi come corde di violino, tuttavia io non esitai e fissai a entrambi i braccialetti dietro la schiena grazie a un comodissimo gancetto. Poi attaccai i guinzagli ai collari e li portai all’ingresso.
    
    Bussai, mi venne aperta la porta dalla quale uscì Valentina. Ci fece accomodare e vedemmo due persone, una donna e un uomo entrambi sulla cinquantina. Erano di bell’aspetto, anche se magri e un po’ duri di espressione, ma ...
    ... forse quello era il ruolo che dovevano giocare. Lei era aveva capelli neri e lisci, occhi scuri e severi. Lui era completamente rasato e assomigliava ad un classico ufficiale dell’esercito tedesco, anche se non portava il monocolo all’occhio destro. Avevano un portamento padronale, sicuramente erano ricchi e forse aristocratici. Lui portava una giacca di velluto chiaro, lei era vestita di nero, maglietta e pantaloni aderenti.
    
    Capii subito che per loro non era certamente la prima volta, né sarebbe stata l’ultima. Per un attimo li invidiai, poi entrai nella mia parte di supervisore estraneo ai fatti.
    
    «Signori, buongiorno.» – esordii come concordato. – «Vi ho portato gli oggetti che avevate ordinato.»
    
    «Vedo.» – rispose lei. – «Ha fatto buon viaggio? Ha trovato facilmente la strada?»
    
    «Sì, grazie.»
    
    Mi scostai per consentire loro di guardare gli schiavi. Il padrone non si mosse, mentre la padrona si soffermò a breve distanza da Susy, che teneva gli occhi abbassati come prescritto. La studiò in modo penetrante, con l’acquolina in bocca. Guardò il didietro di Susy, poi si inginocchiò e infilò la mano sotto la gonna, e lei – come prescritto – allargò subito un po’ le gambe per facilitare il compito alla Padrona. Quindi la padrona mise una mano all’uccello di Bill, che pareva in erezione.
    
    «Sembrano a posto.» – disse al marito con voce piena di soddisfazione.
    
    Poi si rivolse a me.
    
    «Sono determinarti. Ha fatto un bel lavoro. Possiamo procedere.»
    
    Io mi guardai ...
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