1. Vostro, non più mio


    Data: 12/10/2018, Categorie: Erotici Racconti Autore: Chiara018, Fonte: RaccontiMilu

    ... che ripudierei? Giustamente o no, non ha importanza. Vedrei comunque una Me che non vorrei vedere, e mi lacererebbe il petto. Seguire la propria natura, è, appunto, naturale. E’ ciò che andrebbe fatto. Un malato di cancro, morirebbe, se lasciato alla natura. Ed è li che si interviene, “correggendo il tiro”, intervenendo dall’esterno. L’IO, che media e tempera gli impulsi, assolve a questo compito.
    
    E se l’Io rendesse, invece, troppo solido il fango? Impedendo al creatore di plasmare il creato, lo priva di qualunque piacere, del suo intrinseco compito. E priverebbe l’amalgama di acqua e terra informe e senza significato. In nessun modo vorrei essere un ostacolo alla sua creazione, verrei meno al mio ruolo ed al mio e suo volere. Ma ho paura di perdere la mia “consistenza”, se decidessi di rendermi fango troppo liquido.
    
    Amalgama dura, lo sono naturalmente, vuoi per indole, vuoi per educazione, è un mio enorme limite. E no, signori della giuria, l’essere terra dura non è la normalità. Quello che voi definite tale è l’essere poltiglia che ha preso la forma di quello che la società ha imposto e su quello stampo si è irrimediabilmente asciugato. Ed è ciò che, più di tutto, non voglio essere, se non quanto mi basta per il mio quieto vivere. Non voglio… ma posso?
    
    Sarebbe facile, facilissimo. Sarebbe continuare a fare quello che ho sempre fatto, e, nella vostra normalità ci ho vissuto, perfettamente. E se non volessi più essere solo “carne, sangue e posizione sociale”? Se ...
    ... volessi scavare dentro di me? Se volessi vivere sensazioni al di la del comunemente accettato? Essere soddisfatta, e non soltanto accontentarmi. Potrei? Me lo chiedo quotidianamente: potrei? Ne avrei le capacità?
    
    No, non sarei un testimone attendibile, direste voi, ho cambiato versione più volte durante la mia deposizione. Perchè è quello che sento, giorno dopo giorno, attimi in cui son sicura di farcela, di poter sentire oltre, altre in cui ho paura di non averne le capacità, e preferisco, non per pigrizia, ma per prudenza, affidarmi ai vostri dogmi. La religione è l’oppio dei popoli, diceva Marx, è vero, nel momento in cui da essa sono scaturite morali bigotte ed etiche farlocche.
    
    L’oppio lo abbiamo fumato tutti, abbiamo dormito sonni tranquilli, cullati dal suo effetto.
    
    Lo fumo tuttora, quando capisco di non riuscire a farcela, quando vedo altri limiti, al di la di quelli che ho già superato, ergersi imponenti, senza darmi alcuna speranza di oltrepassarli.
    
    Non sono sola, non ce l’avrei mai fatta se lo fossi stata. Ho un padrone, che mi guida verso queste “colonne d’ercole”, indicandomi come valicarle, suggerendomi appigli, fornendomi corde e picconi, ed a volte dell’ acqua e del ghiaccio per le ferite.
    
    Ma è quando vedo colonne che non mi piacciono, che non mi rispecchiano, che per volontà mia non voglio oltrepassare, che sento di essermi spinta troppo oltre, ed allora, li, ho paura, paura di essermi persa, di subire da un momento all’altro la stessa sorte di ...