1. Un gioco davvero speciale.


    Data: 18/01/2023, Categorie: Tradimenti Tue Racconti Autore: pennabianca, Fonte: RaccontiErotici.xyz

    ... iscrizione. Ho aperto la pagina del sito e subito sono andata a cercare il profilo di Marco e, dopo averlo trovato, ho scoperto che si era registrato come singolo ed aveva inserito poche righe di presentazione. Si definiva un singolo, ben dotato, di bell’aspetto, disponibile a giocare con singole o coppie. Mentre leggevo tutto questo, il mio umore è diventato ancor più nero. Poi la mia attenzione è stata attratta dal numero delle sue amicizie, fra cui spiccavano molte coppie ed anche alcune singole. Una di loro era la troia con cui lui continuava a messaggiare, perché, seppur intento a guardare le partite di calcio, era ancora connesso con lei. Ho preso ad esaminare le foto della puttana. Ve ne erano più di una ventina e ho cominciato a sfogliarle ed a guardarle una ad una. Le prime mostravano la puttana a cosce aperte ed a culo all'aria e, su una di queste, ho notato un piccolo dettaglio, parzialmente coperto. Era un piccolo tatuaggio sul polso destro, una piccola chiave di violino. Ero sicura di averlo già visto su qualcuno che conoscevo, ma, in quel momento, non mi veniva in mente chi fosse. Poi vi erano alcune foto dove la maiala scopava con un uomo e, analizzando bene le immagini, ho capito che era quel bastardo di mio marito. Sfogliando la foto successiva, mi sono accorta di un dettaglio che mi ha subito incuriosito. La maiala era a cosce aperte in ufficio e mostrava di non indossare l’intimo, ma la cosa che era stata parzialmente cancellata molto male, era qualcosa ...
    ... che era appesa alla parete della stanza. Utilizzando il cursore, ho trascinato la foto fuori dal sito e l’ho messa sul desktop. Sì, l’ho letteralmente rubata. L’ho aperta con Photoshop ed ho ritagliato il dettaglio e l’ha ingrandito per poterlo vedere meglio. Non c’era dubbio: era un attestato di merito rilasciato ad una persona che conoscevo benissimo: quella gran puttana della mia collega Mara. Nonostante fosse parzialmente sfocato, si leggeva benissimo il suo nome. Inoltre ho selezionato un altro piccolo dettaglio di quella foto: una lettera M, di colore blu, appesa ad un bracciale parzialmente coperto. Il colore della lettera era rovinato su una delle gambe della M ed io stessa avevo fatto rilevare alla collega quel difetto, ma lei mi aveva risposto che, sì, se ne era accorta, ma era troppo affezionata a quella lettera, per cambiarla. In quel momento pensavo che fosse la iniziale del suo nome, invece ora mi rendevo conto che, forse, era la M di Marco. Si dice che tre indizi fanno una prova ed io, ora, ero certa che Farfalla XX, fosse quella puttana della mia collega che, durante l’ultima cena in occasione delle festività del Natale passato, era stata sempre a flirtare con mio marito: ero nera come la pece. Improvvisamente sono stata distratta da quei miei pensieri dalla voce di mio figlio più piccolo, che è entrato in camera.
    «Mamma, papà ha detto di vestirti, che usciamo per mangiare un gelato.»
    Ho chiuso tutto e ho spento il mio notebook. Ho indossato un paio di Jeans, ...
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