1. L'Elementalista ( 2 di 8 )


    Data: 13/08/2018, Categorie: pulp, Autore: Hermann Morr, Fonte: EroticiRacconti

    ... Nella sua mente non poteva più concepire la possibilità di perdere e anche la signora sembrava gradire questo cambiamento. Tanto che si tolse il camicione perché lui potesse baciarla nello spazio tra i seni e la gola.
    
    Se lei non avesse voluto nulla avrebbe potuto spostarla, una ruspa avrebbe inutilmente fuso il motore senza guadagnare un filo.
    
    Lui non provò nessuno stupore quando la sentì cedere, prima in ginocchio mentre lui continuava a divorarla con le mani e la bocca, poi distesa.
    
    Avrebbe voluto montarla di brutto come quella di prima, però c’erano delle corrispondenze da rispettare, la Terra è l’oralità, il suo punto debole è la gola.
    
    Per questo le si pose sopra a gambe larghe, infilandosi tra i due globi come in una guaina, i piedi non arrivavano a toccare il suolo, l’erba faceva solletico.
    
    “ Tiens Ayzan, y-à ton mangè ! “
    
    Diversamente dalle umane quella non aveva bisogno di respirare, arrivò a contenerlo completamente, la cavalcava e strattonava i capezzoli come redini. La fine fu come un terremoto.
    
    Dopo. La voglia era esaurita, ma era ancora disteso su di lei, le carezzava il viso appena con un dito scendendo lungo il naso. Non era sparita e questo non era normale, non possono rimanere a lungo dalla nostra parte della realtà. E la pineta era diversa, quando si era messo a prendere il sole non c’erano le Felci e nemmeno le Calendule. Poteva contare a occhio i cespugli di Timo, come se tutto il ...
    ... paesaggio avesse preso vita dal loro accoppiamento. Il sole poi era troppo alto per quell’orario.
    
    “ E’ il mio mondo questo ? “
    
    Fu li solo momento in cui lei abbandonò il sorriso.
    
    “ No, non lo è e tu non dovresti essere qui. E’ stato un errore bello però. “
    
    “ E sai da che parte posso andare per mettere le cose a posto ? “
    
    “ No. Mi spiace. “
    
    La baciò un’ultima volta sulle labbra, poi si alzò e andò alla borsa per rivestirsi.
    
    Dopo qualche minuto ancora con la borsa appesa alla spalla arrivò dove avrebbe dovuto esserci l’automobile. Naturalmente la strada con l’asfalto tutto smangiato era vuota e oltre c’era una parete di roccia a picco invece del campo che ricordava, ciuffi di alberi sopra come un piccolo altopiano.
    
    A sinistra la strada faceva una curva e non si vedeva oltre, a parte il mare.
    
    A destra campo con fattoria diroccata, però con una pala eolica nuova fiammante.
    
    Sul margine della strada c’era un palo di legno con un manifesto stracciato, parlava della mostra di Mirò ad Alzara, però quello nella foto era un autoritratto di Van Gogh.
    
    Sospirò, era incastrato a piedi in un altro mondo, tutto perché aveva creduto di poter gestire una sovrapposizione dei piani paralleli, così, tanto per divertirsi e fare una scappata gratis alla faccia della moglie.
    
    Girandosi verso la pineta e la scogliera disse una sola cosa prima di mettersi in cammino per trovare l’uscita.
    
    “ Ho una donna che mi aspetta a casa “. 
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