1. 016 ragadi. brutalismi e sentimento


    Data: 23/08/2023, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    Mi sono laureato in sociologia urbana dopo il mio rientro dall’Ungheria.
    
    La mia tesi di laurea? L’omosessualità nella cultura rom.
    
    Non avrei potuto discutere la mia tesi di laurea dopo quei due anni trascorsi nel campo, cui credo di essermi sentito felice, capito, forse amato nella mia diversità agli occhi di una comunità rom.
    
    Ho vissuto con loro, un campo molto ben attrezzato, nella periferia di una Milano opulenta, tutta da bere.
    
    Erano gli anni ottanta.
    
    Credo che in quel luogo preciso del mondo io sia diventato per sempre quel che sono oggi. ‘Na zoccola.
    
    Vi prego non ridete di me. So che detta così parrebbe indecente quanto inappropriato, ma io sono come tutti, un essere umano, fatto di certo di passione, ma anche di tanta e tanta, tantissima sensibilità.
    
    Avevo conosciuto nel campo un ragazzo che deliberatamente mi amava.
    
    Tutta la mia vita è stata una ricerca dell’amore, e l’avevo trovata.
    
    Facevamo l’amore spesso attorno ai casolari odorosi sulle rive del fiume Lambro.
    
    Sovente restavo in piedi, a stringermi felice con le lacrime agli occhi e con il cuore pieno di dolcezza.
    
    Restavo così, abbracciando ad una betulla, smarrito a fissare le acque lente del fiume e mi lasciavo accarezzare dalle brezze, con le mutandine gentili rivolte a metà coscia, e con lui, il mio ragazzo, che da dietro mi pompava le viscere col suo attrezzo umido d’amore.
    
    Un attrezzo superbo, robusto, aggressivo quanto basta, e dolce, si dolce.
    
    Un cazzo che ti squarta ...
    ... sa essere anche dolce.
    
    Scusate pure qua che sono stato scurrile. Prometto che seguirò un registro meno volgare nella narrazione che seguirà. Promesso.
    
    Non mi curavo di masturbarmi quando lui spingeva nelle mie polpe umide.
    
    Restavo così a contemplar le acque, senza nulla pretendere dal mio ragazzo, che mi medicava le ferite dell’anima procurandomi il piacere delle viscere.
    
    A me andava bene così.
    
    Mi andava bene non masturbarmi, anzi, forse la mia natura si esplicava nelle forme sessuali proprie della femmina che sono sempre stata. Sia chiaro, non ero affatto di sembianze femminee.
    
    Ero peloso, con barba, quando a quei tempi la barba non era poi così di moda.
    
    Eppure mi piaceva “far da femmina”.
    
    Scoprivo ad ogni amplesso le bellezze di un piacere anale, i cui orgasmi selvaggi che mi si irradiavano dalle natiche alla schiena, cancellavano le più naturali piacevolezze concesse al maschio di pervenire cioè a gioia per mezzo del proprio cazzo, come “natura” vorrebbe.
    
    Il mio genitale, sorgente inesauribile di piacere vero, era lì dietro, tra le mie natiche, in quel pertugio odoroso e selvaggio che si rallegrava soltanto se sfiancato dalla turgida minchia di un vero uomo.
    
    Al fiume, di notte, il mio ragazzo mi scopava con molto trasporto. Di giorno invece pareva che mi trattasse con una certa sufficienza, e questo mi faceva star male.
    
    Ma con gli accoppiamenti sbrigati nei casolari al tramonto, o nelle chiavate ribelli in riva al fiume, si faceva perdonare ...
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