Love is in the air - milano (parte 3)
Data: 14/07/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: HegelStrikesBack, Fonte: Annunci69
Sono passate quasi tre settimane dal viaggio di ritorno da Parigi.
Un viaggio di ritorno quasi in assoluto silenzio, con sguardi bassi e malinconici e pensieri completamente assenti.
Siamo tornati alla vita di sempre, io alla mia agenzia di comunicazione, lui all’azienda di famiglia, io con Sara e lui con Valeria.
Sara sta meglio, la prossima settimana le toglieranno il gesso.
Valeria passa spesso da noi a trovarla, di Sebastiano solo un paio di messaggi vaghi e senza alcun riferimento a quello che è successo a Parigi.
Non penso che se ne sia dimenticato, anzi, credo o spero semplicemente che la quotidianità lo abbia allontanato dalla trascendenza sentimentale e lo abbia riportato un po’ a terra.
Anche io mi sforzo di pensarci il meno possibile, altrimenti non lavoro. Mi verrebbe la tentazione di prendere le chiavi della macchina, raggiungerlo ovunque si trovi e portarlo via.
Ma alla fine, per un motivo o per l’altro, non lo faccio.
È il primo cassetto della scrivania a ricordarmi di Sebastiano, ogni volta che lo apro per cercare un qualsiasi oggetto di cancelleria. Lì tengo le due istantanee scattate a Parigi alla Cité de la Mode di Quai d’Austerlitz, una rapida occhiata giusto per inumidire un po’ le cornee e sorridere un po’ di più e il cassetto viene richiuso.
Come spesso accade dall’agenzia sono l’ultimo ad andare via.
Correggo i "compiti" degli stagisti, preparo il lavoro per il giorno dopo, finisco di rispondere alle mail e questa sera ...
... è davvero tanto tardi. Sono quasi le 21:30.
Un ultimo sguardo a quella foto, recupero la mia borsa, il MacBook e l’iPhone, spengo tutte le luci ed esco.
Ho trecento cose in mano, sto cercando nel cappotto le chiavi della macchina e mi suona pure il telefono.
Maremma ‘mpestata.
Rispondo senza neanche guardare chi chiama, scocciato come può esserlo uno alle 21:45 mentre sta cercando di rientrare a casa senza uccidere nessuno.
“Sì, pronto.”
“Cla? Ciao sono Seba.”
“Hey, come stai?”
“Regolare dai, senti… ho un problema: avevo prenotato con amici il campo da calcetto però uno di loro si è fatto male e sto cercando qualcuno che lo sostituisca, insomma… ci serve un centrocampista per essere giusti di numero.”
“Seba, non so. Non gioco da almeno dieci anni a calcetto, sono fuori forma… non ho voglia di fare una figura di merda e farti fare una figura di merda davanti ai tuoi amici, dai.”
“Per favore.”
Quel tono di voce, dolce come la sua voce a Parigi quando parlavamo delle più importanti futilità o di quando mi diceva quanto mi desiderasse, mi convinse. Sbuffai più di quanto mi imposi di fare.
“E va bene, ma che non diventi un’abitudine che già Sara è messa com’è messa, se mi faccio male pure io siamo spacciati.”
“Non ti succederà niente, vedrai.”
“Mandami la posizione del campo su WhatsApp e orario così lo metto in calendar…”
“Ok, buona serata!”
“Anche a te”
Non faccio in tempo ad aggiungere una cosa carina, tipo “Mi manchi” o “Ho ...