1. Come neve dal cielo sereno (di senzaidentità e Cassandra)


    Data: 04/07/2018, Categorie: Etero Autore: senzaidentità, Fonte: EroticiRacconti

    ... non stare lì a cacciare il naso nelle sue fantasie erotiche…
    
    -Darmi il pacco? Fantasie?-
    
    E lo conosce pure, ci ha litigato, è lo stesso scemo di corriere che incontra il giovedì quando va a fare spesa. Puntuali, si beccano al semaforo rosso sulla salita che precede la chiesa e lui frena all’ultimo secondo o venti metri prima e lei dietro conseguentemente inchioda. Quindi non sapendo ancora ripartire in salita resta lì imprecando con la macchina spenta quasi tutte le volte.
    
    Ributta dalle narici un odore di tabacco bruciato misto a il diavolo sa che cosa risucchiando dal filtro ingiallito e semitrinciato di una sigaretta fai da te.
    
    “Ehi, lei non può fumare in casa mia.”
    
    “Anche lei fuma.”
    
    “Io sono la padrona! Spenga quella roba. Là c’è il posacenere.”
    
    “L’ho visto.”
    
    La guarda con una faccia che sta a dire -Toh- nell’atto di schiacciare del tutto la cicca sulla ceramica.
    
    “Forza mi dia il pacco.”
    
    “Eccolo.”
    
    Ha una mano di donna appena uscita dalle coperte, lo sente nel breve contatto imbarazzante e sicuramente sarebbe stato molto meglio poter stare a letto fino a tardi insieme a lei; invece di articolare il consueto -buongiorno mondo- e ritrovarsi costretto nell’uniforme sottile e blu profondo. Nella quale ogni mattina chiude un pacco che diversamente da lui è più che mattiniero e si sveglia forte e urgente.
    
    Lei ha una palpebra sola strizzata che tremola e si confonde nelle sfumature pallide del mattino, contro lo sfondo dell’intonaco ...
    ... scricchiolante dell’appartamento.
    
    Ed un respiro appena udibile che le si alza ed abbassa nel petto mentre scarta quel pacco con movimenti impercettibili.
    
    “Ma perché sta lì impalato?”
    
    “Deve firmare.”
    
    “Ah, già.”
    
    Solo che invece di porgere una penna ha torto il suo piccolo polso tra le dita non appena gli si è accostata e la fissa, dritto negli occhi, con le iridi virate dal colore simile al cuoio del suo divano ad un rosso umido e gonfio. Se per stanchezza o per l’essersi svegliato all’alba…
    
    -Io non me lo dovrei domandare.- Si dice divincolando il polso dalla sua stretta.
    
    “Manderò un reclamo scritto.”
    
    “Non dimentichi di riportare dettagliatamente l’accoglienza che mi ha riservato… Anastasia…”
    
    La sua voce è affogata in un riso cretino e la cocca bianca del tovagliolo di lino che s’infila nel colletto per non sporcarsi la tuta a colazione occhieggia dal tavolo offrendosi di fare da benda.
    
    “Vada a fanculo.”
    
    “Prima lei.”
    
    I suoi polsi fanno unione senza bisogno di alcun legamento e nessun tovagliolo, lui ha un serafico bagliore nelle pupille che attende forse un si o no.
    
    La sua lingua sa di sale, di tabacco e di qualcosa di metallico.
    
    -Dovrei fare qualche cosa…-
    
    Lo specchio li scruta ma non è inibente, non serve un grande sforzo per far evaporare il poco che ha addosso, i suoi lunghi, folti capelli le coprono la schiena. Sembra una cagna dal manto bruno imbevuto di sole.
    
    -Dovrei fare qualcosa… Ma cosa potrei…-
    
    I suoi peli pubici bagnati dalla ...
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