1. Eneide Postmoderno – Dell’errare degli esuli e delle loro vicende


    Data: 14/08/2022, Categorie: Erotici Racconti Etero Lesbo Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... sua mano unico strumento di piacere sino al termine dei suoi giorni.Eppure… che motivo aveva per non approfondire la conoscienza, anche solo per passare il tempo?Prese a toccarsi pensando al bel corpo della ragazza, al desiderio cocente che le scavava dentro, al pensiero della lingua di lei sul suo petalo spumeggiante di piacere.
    
    Nei giorni successivi, Cthea fu visitata da una fiumana di gente.Il primo fu Janus, accompagnato da Maghera che onorarono la giovane lodandone il coraggio e l’iniziativa. Poi arrivarono le Amazzoni rimaste, congratulandosi con lei per una prodezza la cui riuscita aveva senz’altro consegnato il suo nome alla Storia. Poi i Licanei, uomini e donne, esuli di patria, grati per quell’atto di disinteressato coraggio e sacrificio con cui Cthea aveva salvato e protetto tutti loro. La giovane parlò poco e ascoltò molto. La sequela di visite si protraeva sino a tardo pomeriggio, spesso obbligando Asclepia a interrompere quella fiumana di grati visitatori per poter permettere alla giovane la quiete e il riposo necesssari.Le sue condizioni andarono migliorando e, mentre la nave proseguiva il suo viaggio, Asclepia ebbe modo di conversare con la guerriera convalescente.Cthea parlò ben volentieri del suo popolo, ascoltando l’Apotecaria spiegare la storia di Licanes e della sua caduta. I discorsi culturali e informali lasciarono il posto a conversazioni amichevoli e, quando le condizioni dell’amazzone lo permisero, a passeggiate di breve durata lungo il ...
    ... Sanitarium, con Asclepia che continuava a vegliare su di lei.Tutavia, il tempopassò inesorabile e dopo qualche altra settimana, Cthea fu in grado di muoversi autonomamente. Asclepia non riuscì a mascherare la propria tristezza, sapendo che preso la giovane sarebbe tornata alla sua vita, tuttavia l’Apotecaria fece del suo meglio per non farle pesare le proprie emozioni. Continuarono a parlare del più e del meno, giocando a Gamon (un gioco antichissimo in voga nell’antica Licanes e che un tempo era chiamato Baggammon, o qualcosa del genere) e parlando di tutto tranne che dell’unica cosa che Asclepia avrebbe voluto chiedere.-Dimmi, Cthea, hai forse un uomo che ti attende?-, chiese osando finalmente dirle ciò che tanto aveva atteso a chiedere, -Invero non ho visto spasimanti cercarti…-.-Invero non v’é un uomo, o Asclepia, almeno non per ora.-, disse Cthea.-Oh… un vero peccato.-, disse l’Apotecaria mentre muoveva due pedine. E la guerriera sorrise.-Che vuoi dire?-, chiese mentre tirava i dadi. Cinque e tre. Un ottimo punteggio. Mosse.-Che fossi io un uomo…-, Asclepia arrossì violentemente, improvvisamente conscia di aver parlato troppo, -Lascia stare.-, disse tagliando corto e tirando. Uno e tre. Non molto che potesse fare.-No, dimmi. Ormai immagino che tu possa capire che non mi scandalizzerò, o Licanea.-, disse l’amazzone. Tirò i dadi e mosse una pedina facendola uscire dalla tavola.-E sia! Fossi io un uomo…-, Asclepia s’interruppe, imbarazzatissima. Chiamò a sé tutto il suo coraggio e, ...
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