Metti una sera in treno
Data: 14/06/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Sensazioni
Autore: Black_Prince, Fonte: RaccontiMilu
Fare la pendolare non mi era mai pesato: anzi, quando risposi all’annuncio per
il posto che ora occupo, ormai diversi anni fa, apprezzavo l’idea di essere
lontana da casa, di dover prendere un treno sia il mattino che la sera e
passare un’ora con i miei pensieri, la mia musica, i miei libri. Erano momenti
solo miei, tutti miei, un mondo sospeso tra i doveri dell’ufficio e le beghe
familiari. Il lavoro non era noioso, e il menage a casa era sereno, senza
slanci, ma anche senza troppi disagi.Ma ultimamente quel treno stava diventando
sempre più pesante, non era sufficiente a farmi distrarre dalle responsabilità
del lavoro, che negli anni erano cresciute, e non bastava a farmi dimenticare
la noia di una relazione sempre più stanca e banale.
Quella sera, inoltre, avevo dovuto sistemare un piccolo casino che un mio
sottoposto aveva combinato. Niente di irreparabile, ma la mia voglia di
chiudere la questione prima di lasciare l’ufficio mi aveva fatto perdere il mio
solito treno per soli pochi minuti. Ero corsa in stazione, sperando
nell’inaffidabilità di Trenitalia, pregando che quella sera il treno fosse in
ritardo di qualche minuto, sufficiente a salire in carrozza in tempo. Ma
l’efficienza dei capistazione mi remò contro, e mi vidi sfilare il mio solito
treno dalla banchina. Niente di grave, in effetti, avrei potuto prendere un
treno successivo, cosa che però mi sarebbe costata un cambio in una stazione
intermedia, e ...
... quasi un’ora di ritardo. Tutto rimediabile, quindi, ma, non so
perchè, quel piccolo ritardo dovuto solo al mio senso del dovere mi fece andare
in bestia. Non salutai, come ogni sera, il bigliettaio, che ho sempre creduto
mi facesse il filo, e mi sedetti ad aspettare il treno su una panchina, senza
nemmeno accendere il mio inseparabile i-pod.
Il treno arrivò, stavolta con qualche minuto di ritardo, mannaggia, e trovai
quasi subito un posto a sedere in una carrozza semivuota. Anzi, e la cosa mi
avrebbe dovuto mettere di miglior umore, mi sedetti nel posto singolo vicino
alla porta, un posto che mi piaceva molto perchè mi permetteva di essere sola,
ma in posizione privilegiata per guardare gli altri passeggeri. Di solito mi
piaceva scrutare gli occhi degli altri, alzando i miei dal libro o dalla
rivista che leggevo, per carpirne i pensieri, i desideri, intuirne le
inclinazioni, le voglie, anche. Ma non quella sera, sarà stato per
l’inconveniente che mi aveva fatto cambiare i programmi, o perchè in effetti la
carrozza era semi vuota. Immersa nei miei pensieri, il suo “E’ libero?” mi fece
sobbalzare, non tanto per la voce decisa e profonda con cui me lo chiese, ma
perchè mi era sembrato avvicinarsi troppo al mio orecchio per una domanda così
semplice: ne avevo quasi percepito il fiato sul lobo. “Certo…”: che voce
cretina e flebile che mi era uscita, mi sembrava di aver sentito una bambina
che rispondesse ...