1. Lasciarsi trasportare


    Data: 13/06/2018, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... era sbadata e oramai non mi stupivo più di niente, all’opposto, probabilmente non pensai neppure perché questo ragionamento l’ho fatto soltanto in seguito a distanza di tempo. Sul momento, infatti, aprii solamente la porta e senza pormi domande rimasi bloccata, perché il concubino di mia madre era lì in piedi, nudo davanti allo specchio, giacché fosse lui era ovvio. Io dubito che un ladro entri senza scassinare la porta e si dedichi a un bagno rilassante, per il fatto che la vasca era ancora piena e fumante, mentre lui mi volgeva le spalle. Lui era in realmente un colosso, una specie di buttafuori con la pelle arrossata dal calore dell’acqua e aveva i capelli lunghi incollati come le alghe brune sulla nuca. La sua groppa appariva d’avere una sua intima vitalità, proprio come se un’inattesa favilla sgusciasse da sotto quella pelle inquieta, dal momento che essendo molto alto appariva come un ciclope con due gambe grosse e muscolose ben piantate al suolo. In quel momento lui si stava radendo e sarebbe stato inutile fuggire, o forse io non lo feci per curiosità o per un incanto oscuro, chissà. Io volevo però squadrare per bene quell’uomo, perché era d’altronde bizzarro, per il fatto che m’incuriosiva a tal punto osservare da vicino l’inaspettato individuo che impacchettava con quei foglietti multicolori i doni per mia mamma, davvero da non crederci. Come poteva quel bestione, rimuginava angustiata e preoccupata la mia mente, sì, quell’energumeno essere il reale e il tangibile ...
    ... amante di mia mamma? Io in quella circostanza li concepii elaborandoli entrambi istantaneamente distesi sopra il letto, con quella figura imponente e massiccia che avvolgeva e infagottava il corpo delicato e gracile di mia mamma, ciononostante non riuscivo però del tutto a convincermi.
    
    D’improvviso lui mi vide riflessa nello specchio appannato, sennonché m’arrise per niente d’impaccio e si girò a rilento, mentre i miei occhi si focalizzarono sul suo cazzo, lui non disse nulla, io nemmeno. Stavo ferma in piedi, con le dita ancora premute sulla maniglia umida a squadrare quel cazzo, in verità non enorme, però ben fatto, visto che s’innalzava come una colonna tra le sue gambe, eretto e sfacciato come d’altronde quel suo modo di sorridere furbastro e sornione. La lingua s’incollò al mio palato, la mia gola era a un tratto diventata arida, interamente disidratata, perché ogni cosa di fluido che mi era rimasto era digradato sparendo completamente. Io rimasi così per un tempo lunghissimo, poi come un automa allungai le mani dietro la mia schiena e con un gesto rapido sganciai il reggiseno, il movente concreto non ve lo so proprio esporre. Io ero divenuta improvvisamente come il vapore, ero acqua e linfa, desiderio e lussuria, in quanto le mie mani si erano mosse spinte da una sorta di debito, di gratitudine, dalla cosiddetta legge del contraccambio. Io volevo mostrarmi a lui come lui si era involontariamente presentato a me, dato che i capezzoli appuntiti sembravano sfidare quel ...