1. Sofferenza tenera e premurosa


    Data: 10/06/2018, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Quella mattina tirava parecchio vento e faceva persino freddo, nonostante la nitida lucentezza dell’aria bastava a sé stessa. Era difatti l’unione precisa, direi completa: la depurazione e la purezza divulgata e rivelata nell’impenetrabilità della sua sbirciata confusa, intenerita e afflitta. La ragazza si trovava sdraiata sul letto come una dama dolcissima e mansueta in apprensione. Si chiamava Sabrina, lei era la nostra stanza privata all’interno di quella clinica dispersa e isolata, tenuta al di là degli sguardi impiccioni tra l’altro ben nascosta tra il verde della collina.
    
    Appoggiata su due cuscini e attorniata da vari peluche, lei eccelleva e spiccava di un’avvenenza incomparabile con quei capelli paglierini paragonabili a dei gambi brillanti, giacché le contornavano l’espressione, l’epidermide richiamava alla memoria l’odore d’arcaici e di sorpassati ricordi già assopiti e ben sedati. Gli occhi erano d’un colore ultraterreno, la sbirciata discola e disinvolta, le labbra erano di fattezze e di lineamenti tali, in quanto un grande pittore avrebbe potuto addossare e affibbiare alla sua indossatrice prediletta.
    
    Lei era stata accompagnata da un’amica e m’aveva intimamente colpito all’istante per la sua affabile e gentile bellezza: le gambe sottili e ben formate, lo sguardo fiero, ruvido e finanche mordace e tagliente, il tono della voce irriflessivo e precipitoso, eppure nelle esigue parole che c’eravamo scambiati m’avevano immediatamente svelato un carattere e una ...
    ... personalità ben più adulta, accorta, giudiziosa e ponderata in relazione alla sua età.
    
    Io sapevo molto bene perché lei si trovasse al momento lì, perché quella tale avvedutezza e quell’intenzionalità a dire il vero m’intimoriva un poco, perché in fin dei conti era solamente una ragazzina appena più che ventenne, quasi certamente ancora vergine, pertanto gli uomini con tutta la loro illogicità e la loro sconclusionatezza le avrebbero impedito e negato l’uso della ragione. Probabilmente io mi confondevo, siccome me ne accorsi e lo indovinai unicamente quando entrò il dottore. Lui non avrebbe giammai immaginato quella sera di scovarla in quella contrada all’interno di quella congregazione, dove lì il vento sembrava brandire impugnando con ampie e inclementi folate la remota campagna, agitando le ultime foglie secche di quei salici quasi decapitati:
    
    ‘Io reclamo e rivendico da questo momento, che sia soltanto tu ad analizzarmi e a soppesarmi’ – pronunciò lei, con un evanescente cenno d’emozione e d’esplicito disagio.
    
    L’orazione lambiva la stanza con un sussurro languido e suadente, lei era molto più donna di quanto io potessi fantasticare, giacché mi sentii ritmare nel petto mentre il paravento era sistemato tra i nostri letti. La mia civiltà, la mia costumatezza, in ugual modo il mio autocontrollo si dileguò in un attimo, in quanto io mi sentivo prossima madrina all’interno di un’incantevole romanza d’amore. Loro due non ebbero bisogno di chiudere la porta a chiave, perché ...
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