1. Godere nella vergogna viii


    Data: 19/01/2022, Categorie: Etero Autore: sesamoandmia, Fonte: Annunci69

    ... sentendolo tutto invischiato di sperma. Mi avvicinai a lei lasciando che Gaston ritornasse al posto di guida. Quanto fosse perverso lo capimmo subito dopo quando, facendole osservare il suo vestito buttato per terra, mi chiese “mi sembra di capire che a tua moglie il sapore dello sperma la ecciti molto”
    
    Sogghignando le disse che non poteva avere scelte o rientrava nuda in albergo o indossava quell’abito. Mia lo raccolse. Gaston appoggiato al finestrino non le lesinò l’ultima foto. Accese le mezze luci e rivolgendosi lei “avanti troietta lo so che muori dalla voglia di sentire tutto quel seme appiccicarsi su di te”. Mia supplicava Gaston “ la prego, mi dia qualcosa per asciugarmi” ma sollevò ugualmente quell’abito. Rabbrividii all’idea, eppure restai impietrito nel vedere Mia infilare le gambe nella gonna sollevandosi l’abito.
    
    Il contatto della stoffa sui capezzoli ancora tesi le fece scappare dalle labbra un mugolio di piacere che mi lasciò a bocca aperta.
    
    Sollevò tutto l’abito e lo annodò al collo. Gaston sorrise “Allora hai visto di cosa è capace la tua mogliettina – mi si rivolse – e senti come puzza l’avresti mai immaginato un’ora fa che tua moglie si sarebbe fatta un bagno di sperma? Sono certo che l’avrai apprezzato” Gaston ghignava soddisfatto del risultato ottenuto. In fondo aveva ragione lui, mi era piaciuto vederla cadere in quel baratro
    
    Dal vestito bianco trasparivano le macchie di sperma e forse premeditatamente lui le aveva fatto passare le mani ...
    ... sulle tette proprio per avere un effetto maglietta bagnata. Mia era in uno stato pietoso e le tette si disegnavano ora completamente sotto il vestito così come dai capezzoli turgidi dimostrando quanto Gaston avesse ragione. Più si sentiva degradata nel continuare e più godeva. Ci avvicinammo all’auto. Gaston se ne guardò bene dal farci salire. Ci indicò una fermata della metro e, riaccesa l’auto, partì. Non mi seppi capacitare di come fosse potuto succedere che una seria signora come lei si fosse lasciata trascinare in un gioco che non eravamo riusciti a tenere sotto controllo e, quel che era peggio, lasciare che uno sconosciuto girasse per la città con foto che la immortalavano come una puttana.
    
    MIA
    
    Col cuore che mi batteva all’impazzata guardai l’auto di Gaston che si allontanava velocemente, lasciandoci soli in quell’angolo del parco illuminato da pochi lampioni in una parte di quella città a me sconosciuta.
    
    Ci guardammo in viso, mentre mi strofinavo quel vestito imbrattato sulla mia pelle anch’essa imbrattata col vano tentativo nonché con l’illusione di riuscire ad asciugarmi e a pulirmi.
    
    Non ci rimase altro da fare che seguire le indicazioni di Gaston e dirigerci verso la fermata della metro.
    
    Il parco era semideserto, ma di tanto in tanto incontravamo qualche battona , sicuramente più pulita e vestita in modo meno indecente del mio , accentuando il mio senso di vergogna. Se avessero chiesto ad un passante di indicare chi tra le due fosse la battona, avrebbe ...