1. Botti e sigarette


    Data: 17/12/2021, Categorie: Tradimenti Autore: LoScrittore91, Fonte: Annunci69

    ... mai pensato di lasciarlo?
    
    Si, ci avevo pensato. Ogni litigata era un pezzo di puzzle che si staccava, per sempre. Si creava rancore da parte di entrambi. Quel rancore andava a riempire un vaso che, da un momento all’altro, sarebbe straripato.
    
    Sospirai, buttando la sigaretta a terra. La spensi con il tacco e incrociai le braccia. Guardai un punto indefinito del giardino.
    
    - È la prima volta che ne parlo così, diciamo, aperta- mente. Però si, ogni tanto penso di lasciarlo. Ho la sensazione che potrei avere di più. È brutto, lo so. Anche da presuntuosi.
    
    Rientrammo in casa. Giada e Francesco, che il giorno dopo avrebbero dovuto lavorare, se ne andarono per primi. Intanto, io e Marco, evitavamo persino di guardarci. La tensione era ancora altissima.
    
    Iniziammo una partita a Monopoli. Marco, che nel frattempo aveva bevuto un’altra birra, crollò sul divano ad- dormentandosi. La partita fu annullata.
    
    Mi alzai dal tavolo. Claudia, aiutata da Tommaso, stava sistemando le banconote del gioco nella scatola.
    
    - Volete un amaro o un limoncello? – chiesi.
    
    Tutti acconsentirono. Così, mi avviai in cucina. Li cercai in frigo senza risultato. Provai nelle mensole, tra gli scaffali. Nulla.
    
    - Serve aiuto?
    
    Alessandro era dietro di me. Le mani nelle tasche dei jeans.
    
    - Non trovo gli alcolici. – dissi guardandomi intorno.
    
    Ebbi un’illuminazione. La cantina. Mi portai una mano sulla fronte.
    
    - Cavolo sono in cantina, nell’altro frigorifero. – sbuffai.
    
    - Se ...
    ... vuoi ti accompagno.
    
    - Va bene, grazie.
    
    Raggiungemmo la porta di ferro all’inizio del corridoio. L’aprii e accesi la luce. Una ventina di gradini in pietra conducevano ad un piccolo locale che io e Marco usavamo come ripostiglio. C’era un vecchio tavolo, un frigorifero e qualche cassa d’acqua accostata al muro scrostato.
    
    Dato che avevo i tacchi decisi di scendere lentamente, seguita da Alessandro. Fra le mura della cantina risuonavano i passi sui gradini.
    
    La cantina era umida e il ronzio del frigorifero era l’unico rumore che sovrastava quel silenzio.
    
    Mi avvicinai al frigorifero. Ero tesa come la corda di un violino. Stare lì giu, da sola con lui, era una fusione tra eccitazione e imbarazzo.
    
    - Dovrebbero stare qui. – dissi aprendo il frigorifero.
    
    Nel primo ripiano c’era una bottiglia di limoncello, una di amaro del capo e una di averna.
    
    Nel momento in cui afferrai una delle bottiglie, sentii il suo caldo bacio sul collo. Non dissi nulla, immobile. Le sue mani sui miei fianchi, il suo petto incollato alla mia schiena.
    
    Potevo sentirlo, il suo profumo. Socchiusi gli occhi.
    
    - Che fai? – sussurai.
    
    Non rispose. La sua mano iniziò a scivolare verso il basso. La sentii farsi strada sotto la gonna, passare lungo l’interno coscia, fermarsi in mezzo alle gambe.
    
    Sospirai. Lascia la presa sulla bottiglia che, fino ad un secondo prima, stringevo nella mano. Il frigorifero era ancora aperto.
    
    Decisi di lasciarmi andare. Reclinai la testa all’indietro, ...
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