1. Mio suocero – 4° Cominciare a lasciarsi andare


    Data: 08/12/2021, Categorie: Erotici Racconti Cuckold Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Lesbo Autore: Zorrogatto, Fonte: RaccontiMilu

    ... voglie che ribollivano dentro di me (Come mai? Non ero mai stata così… assatanata, per il sesso! Boh…) e non vedevo l’ora di arrivare a casa, denudarmi e restare in attesa dell’arrivo di mio suoc… ehm! …del mio padrone!
    
    Così, dopo aver fatto rapidamente un po’ di spesa nel supermarket vicino a casa, corsi su e mi spogliai completamente ancor prima di riporre la spesa. E poi attesi, in ebollizione, che il mio padrone arrivasse…
    
    Mi aggiravo per casa, sostando davanti ad ogni finestra, facendo finta di fare qualcosa, sognando decine di persone a spiarmi, a masturbarsi sulla mia visione.
    
    Poi suonarono alla porta. Stavo per andare ad aprirgli nuda, ma ricordai che mi aveva imposto l’accappatoio.
    
    «Un attimo arrivo!» Urlai verso la porta. «… pacco, sign…» mi parve di capire: quindi era un fattorino, non il dottor Paolo! Del resto la maniera di suonare non era la Sua.
    
    Aprii la porta con un sorriso impacciato, tenendo accostati i lembi dell’accappatoio con una mano «Mi scusi, sa: stavo per entrare sotto la doccia…»
    
    Il tipo, un giovane con la divisa di un noto corriere, mi sorrise, gentile: «Mi scusi lei, signora, ma devo proprio consegnarle questo collo» e intanto allungava il suo, di collo, per cercare di sbirciare la mia nudità.
    
    Quando arrivò il momento di firmare la ricevuta, ingobbita sul ripiano del mobile dell’ingresso, lasciai liberi i lembi e notai che il fattorino, che era alle mie spalle si stava comunque godendo la mia nudità, riflessa nello ...
    ... specchio.
    
    Speravo che mi chiedesse qualcosa, che volesse qualcosa, ma purtroppo si riprese solo la penna e mi salutò con un sorriso, reso ancora più ampio dallo spettacolino che era convinto di aver rubato a mia insaputa.
    
    Non avevo ordinato nulla, ma il nome e l’indirizzo erano inequivocabilmente i miei e quindi lo avevo portato in cucina per aprirlo con un coltello, quando suonò di nuovo la porta. Mi infilai l’accappatoio, lasciato sull’attaccapanni lì di fianco, ed aprii, pur avendo riconosciuto il modo imperioso di scampanellare.
    
    «Ciao troia!» disse, entrando col solito piglio, gettandomi un’occhiata annoiata mentre mi toglievo l’accappatoio ed andandosi poi a sedere sul divano.
    
    Mi misi dritta davanti a lui, ma «No, da oggi si cambia: da oggi starai inginocchiata, col culo sui talloni e le mani sulle cosce, se non ti dico di stare in altra posizione»
    
    Assunsi la posizione e mio suocero mi guardò: «Allora: voglie strane, oggi? Accadimenti particolari?» Prima gli narrai del permanente stato di eccitazione che mi aveva dominato tutto il giorno, gli dissi del fattorino e infine gli raccontai di Stefania.
    
    Si dimostrò molto interessato: mi fece domande, mi portò a sforzarmi per riferirgli esattamente quanto era stato detto e fatto ed alla fine fece il suo vago grugnito, che ormai avevo imparato a riconoscere come un segno di apprezzamento.
    
    Alla fine, si fece portare il pacco ed io lo portai con un coltello, per aprire l’involucro.
    
    Dentro c’erano alcuni falli finti ed ...