1. Venere di Botticelli


    Data: 21/10/2021, Categorie: Lesbo Autore: Yuko, Fonte: EroticiRacconti

    ... Giminiano con tre fette enormi di panforte, dopo una notte di sesso.
    
    “Peffortuna che Yuho c'ha 'n'amiho che gliè ganzo di nulla!” conclude Leone dopo averci organizzato cena e logistica per domani.
    
    Ma adesso sono di Annalisa.
    
    Ci diamo appuntamento per domani con Leone. Stasera proprio non se ne parla.
    
    Riprendo la mano alla mia amante e la guardo con desiderio irrefrenabile.
    
    Le concedo il taxi che tanto agognava. Arriviamo quindi in albergo, non senza inconvenienti (cfr Annalisa mi puccia dentro un bel cantuccino di dita, ndA), giusto in tempo per prenotare alla reception e lasciare il bagaglio. Rapida fuga in camera e poi di corsa agli Uffizi.
    
    Della cena ricordo solo il colore del vino proiettato sulla tovaglia. Il calice di Chianti, quel rosso carminio e le geometriche rifrazioni del manico di cristallo ad incorniciare lo scarlatto intenso disegnato sul tessuto. Un “Raffaello” ovattato di sensazioni dalla forte gradazione alcoolica. Annalisa non sa che gli asiatici tollerano poco l'alcool ed è già tanto che mi scolo un bicchiere intero di Chianti, ma so apprezzare il buon vino e poi... sarò preda della bionda, che invece regge molto bene alcool ed ogni tipo di tossico.
    
    In camera sono sdraiata sul letto, maglietta e mutande. Più buttata giù, in realtà, che sdraiata.
    
    Braccia e cosce aperte, l'alcool mi obnubila la mente ed ovatta le percezioni. Sto aspettando il mio turno per fare la doccia, quando Annalisa riemerge nuda dal bagno. Si sta asciugando i ...
    ... capelli. Illuminata da sinistra dalla luce del bagno, risalta nella stanza buia; il phon nella mano destra, i capelli scompigliati alla sua sinistra, il capo un po' reclinato, mi richiama immediatamente l'immagine della grande tela che per oltre un'ora abbiamo rimirato poco fa agli Uffizi.
    
    “Prova ad appoggiare un attimo il phon alla maniglia della porta. Così, acceso, che ti arrivi sui capelli.”
    
    Lei non capisce, ma esegue.
    
    “Ok, mano destra sulla tetta di destra, così; mano sinistra sulla topa; alza un po' il piede destro... et voilà!”
    
    Ora capisce anche lei. Resta lì con il vento caldo che le scompiglia i capelli dorati ed io, complice l'alcool e l'infatuazione amorosa, me la vedo trasformata in una dea.
    
    Chiaro che non è necessario che sia sbronza per vederla come una dea, lei lo è nella realtà, ma ora lei è 'quella' dea, di 'quel' quadro, di 'quel pittore di fine 1400'.
    
    Socchiudo gli occhi e penso alla tela, mentre l'immagine nuda di Annalisa, il seno mezzo coperto, i capelli d'oro mossi dal phon, l'altra mano che sfiora il pube, si impadronisce dei miei sensi, mi soggioga perdutamente ed irreversibilmente la mente.
    
    Quei capelli colore dell'oro cotto, raccolti, vicino al capo, come un fascio di grano maturo, che si sfrangiano in sottili fili dorati, dando forma e colore ai capricciosi riccioli del vento, oppure come onde regolarti di un mare in piena maturità. Gli occhi di una sfumatura cangiante tra il verde ed il nocciola, una vena tenuemente malinconica ...
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