1. Orgasmo


    Data: 16/10/2021, Categorie: Etero Autore: Yuko, Fonte: EroticiRacconti

    ... di carezza ne trae sensazioni ineffabili.
    
    Mi sento ora sciogliere come gelatina al sole, senza scheletro, un mollusco, una medusa.
    
    Il mio corpo, liquido, prende la forma delle strutture su cui giace e sorrido accarezzando il capo all'uomo che ha saputo dare così tanto piacere alla sua donna.
    
    I respiri mi espandono il torace, mi gonfiano il seno voluttuosamente, i capezzoli restano duri e contratti, epicentro dell'esplosione di piacere che ha attraversato il mio corpo, scatenando scintille come un pesce torpedine.
    
    Mi abbandono pacifica alla fase di quella piacevole spossatezza che lenta come la deriva dei continenti scivola nell'oblio del sonno ristoratore del corpo appagato.
    
    I laccetti delle bacchette infilate nei polsi. Sistemo le cerniere della giacca a vento. Un paio di saltini con le code per testare la leggerezza degli sci e i muscoli delle cosce.
    
    Poi mi lascio risucchiare dal pendio, nel punto della massima pendenza, abbandonandomi alla coltre nevosa.
    
    Curve incerte per prendere confidenza con la consistenza della neve, qui, nel tratto meno ripido.
    
    Gli sci procedono come nella panna montata, senza rumore, in movimenti attutiti.
    
    La neve oggi è eccezionale, a 3000 metri.
    
    Polvere, farina, zucchero a velo.
    
    La consistenza di petali di rosa.
    
    Movimenti prendono forma in un pendio morbido di profumi e di silenzi.
    
    Fiduciosa mi inoltro sul pendio che aumenta l'inclinazione.
    
    Gli sci affondano nel manto di neve fresca, come un sommergibile ...
    ... in fase di immersione rapida.
    
    Sposto il peso indietro e dopo un affondo le punte riemergono come squali tra i flutti. Inverto la direzione nella curva e sprofondo di nuovo nella neve fino alle ginocchia.
    
    Proseguo sulla massima pendenza, non vedo più le punte degli sci e muovo le gambe a memoria. Alterno affondo e slancio sulla superficie candida di minuti cristalli, le punte talvolta ricompaiono come relitti di un naufragio.
    
    Mi fermo spesso, poche curve, movimenti morbidi delle gambe e del bacino, il tronco ad assecondare questo dolce su e giù che richiama i movimenti del sesso, e mi devo riposare. Sono ancora oltre i tremila metri e ho nelle cosce tre ore di salita in quota.
    
    Il respiro affannoso trova pace mentre alle mie spalle contemplo con orgoglio le tracce degli sci, sinusoidi azzurre nel profondo manto di polvere lunare.
    
    Supero un tratto poco pendente, mi sporgo sul successivo pendio e come una condannata a morte mi consegno nelle mani di un tratto ripidissimo.
    
    La neve tiene e sembra non staccarsi nulla dal pendio.
    
    Salto e mi ritrovo due metri più in basso, a volteggiare in un materasso di bambagia.
    
    Sprofondo in una soffice nuvola e ad ogni curva sollevo uno sbuffo di polvere che brilla al sole coi colori dell'iride. Il peso indietro, appoggiata agli scarponi precipito ad ogni curva in un bagno di ovatta, la neve mi arriva a metà coscia quando ci affondo e ritorna al ginocchio quando le punte riemergono in fugaci boccate d'aria, come delfini che ...
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