1. Il colore dell’anima


    Data: 12/04/2018, Categorie: Autoerotismo Dominazione / BDSM Etero Autore: CordeDiSeta, Fonte: RaccontiMilu

    ... sghembo, asimmetrico.
    
    ‘Ciao” snocciolai quando vidi la sua figura riapparire nell’ambiente e riabbassai lo sguardo sui miei quaderni, sentii i suoi occhi addosso e per la prima volta in vita mia mi sentii in difetto, in soggezione.
    
    Mi presi il tempo di riempire i polmoni prima di rialzare gli iridi chiari sull’uomo che, notai, stava guardando la mia borsa gettata a terra ed i libri e quaderni sistemati un po’ sul tavolo, un po’ sulla sedia alla mia sinistra.
    
    ‘Dovresti essere a scuola, immagino.’
    
    Arricciai il naso in risposta, probabilmente rendendo ancora più infantile il mio viso dai lineamenti delicati e tondi. A quella mia espressione lui si sciolse in una risata calda e cristallina.
    
    ‘Hai anche piantato qualche moneta?’
    
    Mi chiese; ammetto che impiegai qualche secondo a cogliere la sua allusione, nonostante fossi appassionata di cinema e conoscessi a memoria, soprattutto, tutti i film animati che avrebbero dovuto restare relegati all’infanzia, ma ebbi comunque la prontezza di ribattere.
    
    ‘Non ho ancora incontrato né il gatto, né la volpe.’
    
    Condii il tutto con un sorrisetto, ma sentii le gote divenir bollenti.
    
    Rise. Di nuovo.
    
    Faticai a sostenere il suo sguardo; aveva degli occhi scurissimi, quasi neri, non troppo grandi che, dietro le lenti degli occhiali, fissavano i miei, nemesi dei suoi, grandi, chiari e incorniciati da trucco nero impreciso e in parte sciolto.
    
    ‘Alessandro.’
    
    Disse porgendomi la mano destra, che strinsi.
    
    Aveva delle ...
    ... mani molto grandi e la mia, bianca, morbida e mangiucchiata, quasi spariva nella sua stretta sicura.
    
    ‘Giulia.’
    
    Risposi, trovandomi ancora a sorridere appena, sempre contenuta. Non mi sbilanciavo mai, non perché non volessi o perché facesse parte della sceneggiatura che mi divertiva interpretare, non era da me.
    
    Così credevo.
    
    ‘Lei ha finito la scuola, presumo, cosa”
    
    Mi interruppe, scuotendo il capo.
    
    ‘Lei” Sbuffò. ‘Così mi fai sentire vecchio, Giulia.’
    
    Lo sentii pronunciare il mio nome e deglutii l’aria. Mi sentivo nuda. Mi sentivo nuda e non capivo perché.
    
    La risata che sciolse entrambi mi diede qualche secondo per tornare coi piedi a terra e annuii.
    
    ‘Scusami, scusami.’
    
    Risposi un attimo prima che mi suonasse il cellulare che era poggiato sul tavolo, abbassai un attimo lo sguardo, un sms, mia madre. Notai l’ora, il mio pullman sarebbe passato da lì a minuti.
    
    ‘Merda.’
    
    Commentai tornando a cercare quel pozzo nero e profondo che erano i suoi occhi.
    
    ‘Cosa?’
    
    Mi domandò.
    
    ‘Ho preso il pullman.’
    
    Mentii.
    
    ‘E ora?’
    
    Chiese. Presi il cellulare e digitai rapidamente il testo di un messaggio.
    
    -Resto a pranzo da una compagna, dobbiamo finire un progetto! Ci vediamo stasera.-
    
    ‘Risolto.’
    
    Tirai un’espressione compiaciuta.
    
    ‘Appunto.’
    
    Commentai poi, ricevendo un telematico sms di mia madre.
    
    -Ok, baci-
    
    Agitai il telefono.
    
    ‘Abbiamo iniziato un progetto oggi, sono da un’amica a concluderlo, ora.’
    
    Si trovò nuovamente a ...
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