1. Il colore dell’anima


    Data: 12/04/2018, Categorie: Autoerotismo Dominazione / BDSM Etero Autore: CordeDiSeta, Fonte: RaccontiMilu

    Il sesso, come l’amore, la politica e la religione &egrave tanto diverso in ognuno di noi che poter pensare di viverlo allo stesso identico modo di qualcun altro &egrave impossibile; persi la verginità che non avevo neppure quattordici anni, avevo tanto fantasticato sulla mia prima volta dolce e romantica, con quello che avrebbe dovuto essere il mio primo amore, ma non fu così.
    
    Il mio approccio al sesso fu particolare, probabilmente il mio approccio alla vita lo era.
    
    Provai un forte dolore quando donai ad un semi-sconosciuto il mio imene, in una calda giornata estiva, seduta sul cofano aperto di una macchina. Probabilmente fu in quel momento degradante che l’essenza latente della mia anima iniziò a pervadermi, a prendere il controllo di ogni muscolo, nervo, cellula.
    
    Avevo ormai sedici anni, mi piaceva giocare a fare la bimba viziata, arrogante e piena di s&egrave, mi eccitava sfidare, provocare gli uomini più grandi di me, amavo, amo, sentirmi desiderata, una ninfetta in grado di risvegliare i più sudici e perversi desideri.
    
    Un giorno saltai la scuola e mi rintanai in un bar, dove vidi un uomo, non ci fu nessun contatto verbale o fisico, solo un rapido e fugace sguardo.
    
    Non sapevo dire di preciso che età avesse, ma supposi si aggirasse fra i trentacinque e i quaranta, aveva capelli folti e brizzolati, occhiali dalla montatura scura, era alto ed aveva spalle larghe, probabilmente, pensai, si teneva in allenamento, nonostante l’accenno di pancetta che tirava ...
    ... appena i bottoni della camicia azzurrina che aveva.
    
    Mi incuriosì e lo cercai.
    
    Marinai spesso le lezioni e altrettanto spesso mi fermai lì dopo la scuola, passarono mesi ed avevo perso le speranze, tanto da arrivare quasi a dimenticare il suo viso; credevo che se lo avessi rivisto non lo avrei neppure riconosciuto.
    
    Una mattina, infastidita da urla più forti di quelle che erano solita ascoltare fra le pareti domestiche e con poca voglia di ascoltarne altre fra quelle scolastiche, mi fermai in quel bar; passai la mattinata seduta in uno di quei tavolini rotondi, grandi abbastanza giusto per una colazione, a bere caff&egrave americani e a spostare su fogli a quadretti la merda che avevo in testa, troppo immersa nel mio mondo per rendermi conto di quello che avevo attorno.
    
    Una voce mi fece sobbalzare, sgranare gli occhi confusa, una voce maschile, calda e profonda, un ‘Salve’ donatomi in maniera apparentemente distratta e rapida, mentre lui, l’uomo che avevo a lungo cercato con lo sguardo, sbirciando nella grande vetrata del bar ogni volta che, andando a scuola, allungavo il tragitto a piedi, mi sfilava accanto per sparire un istante dopo sotto l’insegna ‘Toilette’.
    
    Non riuscii neppure a rispondere, tanto inaspettato fu quell’incontro e mi scoprii, notando la mia immagine riflessa nel vetro del locale, a fissare il vuoto con un buffo broncio disegnato sul viso.
    
    Sentii lo scarico del bagno e dopo una manciata di secondi la chiave che scattava e tirai un mezzo sorriso ...
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