1. Senza chiedere nulla in cambio


    Data: 12/03/2018, Categorie: Lesbo Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Amelia guardò risentita l’orologio nella parete del grande studio, visto che mancava un quarto d’ora a mezzanotte, trattenne in maniera corrucciata la testa tra le mani, le dita infilate tra l’oro dei capelli perfettamente in piega con i gomiti appoggiati alla scrivania, contrariata e indispettita, perché improvvisamente esclamò verso sé stessa in maniera irritata:
    
    ‘Lavoro più del dovuto, perdiana, non posso effettivamente proseguire in questa maniera, adesso basta veramente’.
    
    Un cono di luce illuminava quella relazione sulla scrivania curata e rifinita nei minimi dettagli finalmente ultimata, mentre il resto dello studio rimaneva in penombra: alle pareti i quadri d’autore e le fotografie d’una brillante quanto estrosa e geniale carriera, le due lauree di cui andava indiscutibilmente fiera e un ritratto, quel regalo per la precisione d’un suo caro amico pittore di vecchia data. L’arredo era raffinato, molto signorile, dappertutto si notava l’impronta del suo estro, della sua creatività, dal momento che si distingueva in modo netto la prevalenza del nero e del cromo, tanti oggetti e i cuscini sparsi in ogni parte. La precisione e il rigore delle forme era accuratamente addolcito e mitigato dai tessuti, dai tendaggi, dalle collezioni dei calici e dai libri in ordine sparso e infine dall’alta tecnologia.
    
    Lei avvertiva al momento bisogno di fumare, guardò il pacchetto rimasto desolatamente vuoto, lo schiacciò tra le dita della mano sinistra, mentre la mano destra aveva ...
    ... già aperto un cassetto alla ricerca d’un nuovo pacchetto, magari d’una sigaretta dimenticata lì per caso o d’un po’ di tabacco. Le dita cercavano tra i fogli di carta intestata, tra penne stilografiche, fra biglietti da visita, qualche CD, ma dell’oggetto della sua ricerca nessuna traccia. A un tratto le dita o forse il cuore inciamparono in uno scatto, dato che se ne stava rintanato in fondo a quel cassetto chissà da quanti anni, segnato e solcato da lunghe cicatrici, lì, dove qualche gesto crudele e impietoso aveva tentato saggiamente di distruggerlo. Accarezzò con gli occhi quella lei che non esisteva più, così differente dalla donna manager che era adesso e fu impossibile non guardare la persona che abbracciava, inammissibile non afferrare né cogliere l’incanto dei suoi occhi allacciati al verde acceso dei suoi, inattuabile non ricordare e non rivivere quell’ultima estate insieme di sette anni prima. Precisamente i sette anni prima, gli ultimi giorni di lavoro e poi sarebbe diventata estate, finalmente la stagione calda, infine il mare, non più a singhiozzo e solamente alla fine della settimana, ma ogni giorno fino a sera, il mare e il sole, le buone letture, le cene all’aperto e il sesso, naturalmente tanto sesso.
    
    ‘Riesci a ricavare almeno una settimana per noi due?’ – le aveva laboriosamente chiesto, consumando nella sala mensa quella ridotta baguette farcita.
    
    ‘Non credo’ – esordì lei, perché le aveva smorzato bruscamente ogni prospettiva, spegnendole scortesemente ...
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