1. Mani di fata


    Data: 21/07/2021, Categorie: Etero Sesso di Gruppo Autore: Diagoras, Fonte: RaccontiMilu

    Attalos me lo aveva ripetuto più volte.
    
    Ma io non avevo dato molto peso alle sue parole.
    
    A vent’anni, quando un coetaneo ti viene a dire che la più bella ragazza del paese si diletta a masturbare qualunque cazzo le venga a tiro, giovane, vecchio, corto o lungo che sia, dai per scontato che stia sparando una balla colossale e, con una grassa risata, non prendi nemmeno in considerazione la cosa.
    
    Se poi il coetaneo, Attalos, il mio più caro amico dai tempi dell’infanzia, ti dice che la ragazza in questione è Eirene… beh… allora ti convinci ancora di più che ti stia dicendo una gigantesca cazzata.
    
    Eirene, diciannove anni, è di gran lunga la più bella e la più desiderata ragazza di Kato.
    
    Un metro e settanta, un fisico da indossatrice, mora e con gli occhi grigi, Eirene è il sogno erotico di tutta la popolazione maschile (e anche di alcune esponenti del gentil sesso) dell’intero paese.
    
    Un sogno, null’altro, perché tutti sono convinti della serietà e della riservatezza della ragazza, che la famiglia cura e protegge con grande attenzione.
    
    Ma Attalos sa per certo che le cose stanno in tutt’altro modo.
    
    Eirene, che lui ha soprannominato “mani di fata” (la fantasia non è il suo forte, mi sembra evidente), a suo dire è un’artista del cazzo, nel senso che adora far scivolare le sue belle mani su membri turgidi e duri, palparli e masturbarli, fino a svuotarli del loro prezioso seme.
    
    Attalos insiste nell’affermare che è tutto vero, che gli è stato raccontato in ...
    ... gran segreto da persone di assoluta fiducia e serietà, e che la ragazza, a parte le seghe, non concede nulla di più a nessuno.
    
    Il mio amico sentenzia che non c’è uomo, a Kato, che possa dire di averla scopata, o di essersi fatto fare un pompino dalle splendide labbra di Eirene.
    
    Ma di lavoretti con le mani, la ragazza, a dire di Attalos, è la regina incontrastata.
    
    Malgrado l’insistenza del mio amico, io ho continuato a perseverare nella mia incredulità di fronte alle sue asserzioni.
    
    A tal punto che lui si è proposto di darmi una prova “tangibile” delle sue affermazioni.
    
    Ho pensato, e ancora lo penso, che lui voglia farmi uno scherzo, mettermi in mezzo e farsi quattro risate alle mie spalle.
    
    Ma gli voglio bene e, alla fine, ho accettato di stare al gioco.
    
    Mi ha detto di aspettarlo oggi pomeriggio, alle sei, qui, nel bosco poco sopra Kato: a suo dire, porterà Eirene con sé, e mi darà una dimostrazione inequivocabile di quanto lui va dicendo.
    
    Sono stato al suo gioco, e ho accettato.
    
    Ed ora sono nel bosco, alle sei di un pomeriggio di un giorno di maggio, aspettando che lui arrivi e si sbellichi dalle risate per la mia ingenuità; io farò finta di arrabbiarmi, lo manderò a quel paese, provocherò in lui ulteriori attacchi di ilarità, e poi, amici più di prima, finiremo all’osteria per una birra.
    
    Andrà così.
    
    Sicuro.
    
    Non potrebbe essere altrimenti.
    
    E invece no.
    
    Non andrà così.
    
    Proprio per niente.
    
    Il vento agita le fronde degli alberi e ...
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