1. Sacro e profano


    Data: 03/02/2018, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... desiderio risvegliare il suo legame con la materia, allontanarlo dallo spirito, dall’Atman.
    
    Chiuse gli occhi, imponendosi di concentrarsi su altro, escludendo quella donna e ciò che aveva visto dalla propria mente con ferrea volontà.
    
    -Perdonami.-, disse la donna, -Non ti avevo notato-. Le sue parole lo spinsero ad aprire gli occhi.
    
    La giovane lo fissava con occhi innocenti, così diversi da quelli di qualche immaginario demone.
    
    Miracolosamente, l’uomo riuscì a sorriderle.
    
    -Non fa nulla… Credo che entrambi sappiamo che la tua presenza non mi disturba.-, disse.
    
    Era vero: ora non lo disturbava più. La sua volontà si era imposta. Sorrise. Prova superata!
    
    -Sei un asceta. Che io sappia, voi evitate noi donne come fossimo il male.-, disse lei.
    
    L’uomo sospirò. Voleva veramente fare quel discorso? No, ma non gli pareva giusto limitarsi a pregarla di andarsene, non ne aveva il diritto e non sarebbe stato giusto farlo.
    
    -Non siete il male. Siete… distrazioni. Se voglio raggiungere il divino non posso permettermi distrazioni, neppure quelle che potrebbero risultare gradevoli ai profani.-, spiegò.
    
    La donna rimase in silenzio. Per un lungo istante. L’asceta si chiese se l’avesse offesa.
    
    -Dunque, non hai ancora raggiunto ciò che cerchi.-, dedusse lei.
    
    -No.-, ammise lui, -Tutta la mia ascesi pare non essere sufficiente. E ho atteso, pregato, meditato, digiunato e mortificato me stesso per così tanto tempo…-. Lei annuì, con aria saggia.
    
    -Forse il tuo ...
    ... errore sta proprio in questo.-, disse. Sorrideva, i denti bianchi che spiccavano sulla pelle bruna del viso incorniciato dai capelli neri.
    
    -Cosa intendi?-, chiese lui. Lei sorrise di nuovo. Quel sorriso era fuoco puro.
    
    -Intendo dire che forse, concentrandoti tanto sul divino, dimentichi che il corpo ci é stato dato per una ragione. Dimentichi che tu stesso sei materia.-, spiegò lei.
    
    -Questo corpo non sono io, non sono questo corpo.-, disse lui. Lei scosse il capo.
    
    -No. Ma questo corpo é parte di te. Denigrarlo e negarne il sostentamento e l’appagamento non genera che un ciclo di sofferenza a cui ti condanni con estenuante tenacia nell’illusoria convinzione che un giorno la beatitudine sorgerà dal tuo patire. È masochismo.-, rispose.
    
    -Come puoi pensare questo? Cosa ne sai tu del divino?-, chiese l’asceta. Era furioso ma riuscì a mantenere un tono calmo. La donna gli sorrise di nuovo.
    
    -Io so che il divino non concepisce divisione né scelta. L’uno é e vale l’altro. Per poterlo trovare devi abbandonare la preferenza. È questo il sommo errore che tu e moltissimi altri fate.-, disse.
    
    -Tu sei folle! Il divino é trascendente, la meteria é inerte e decadente!-, esclamò l’asceta.
    
    -E tu hai appena rivelato la veridicità delle mie parole.-, rispose lei senza smettere di sorridere.
    
    L’uomo tacque, improvvisamente conscio del tono con cui aveva parlato. Si sentì colpevole.
    
    -Scusa… Io…-, era sopraffatto. Iniziò a piangere. Lentamente. Lacrime corsero lungo la sua ...