1. Sacro e profano


    Data: 03/02/2018, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    L’asceta camminava lungo il bordo del fiume placido. Lo scorrere dell’acqua era lento, calmo, indifferente al caos e al furore del mondo. Purtroppo altrettanto non poteva dirsi di lui.
    
    L’uomo sospirò. Erano anni che s’impegnava, che mortificava sé stesso e il suo corpo per riuscire a trascendere il materiale e rivolgere lo sguardo verso il divino. Sapeva stare immobile per giorni, sapeva digiunare per mesi interi, non toccava alcool né carne né donne da quando aveva iniziato il suo percorso. Frequentemente pregava gli déi di concedergli la comprensione e l’illuminazione.
    
    Eppure essa non giungeva, a dispetto dei suoi eroici sforzi. Il suo maestro gli aveva consigliato la pazienza. Un’altro asceta aveva scelto di infrangere il digiuno, se n’era andato dai boschi, sostenendo che una corda troppo tesa si spezza. La sua sconfitta era stata solo di sprone per l’uomo che aveva proseguito con rinnovato accanimento la sua spietata ascesi. Disertando i templi e gli ashram aveva cercato il divino nei boschi e nelle grotte, rifuggendo la società aveva scelto l’esilio. Erano ormai tre anni che attendeva, che meditava. Senza successo.
    
    “Dove sbaglio?”, si chiese, “Dove ho sbagliato?”. Non trovava risposta a quella domanda.
    
    “Chissà se quel rinnegato ha raggiunto l’immutabile quiete che consegue colui che ha trasceso?”.
    
    La domanda era pura curiosità, civettuola speculazione, assolutamente priva di scopo.
    
    Però c’era e tant’era. Il dubbio esisteva. Non poteva fare a meno di ...
    ... chiedersi se non stesse sbagliandosi. Probabilmente no. Forse doveva solo pazientare ancora un po’, doveva attendere.
    
    Costeggiando la riva fluviale, si accorse di aver percorso una notevole distanza. Non se ne curò: non aveva lasciato nulla dietro di sé. La sua sola possessione era la magra veste che indossava, un dothi attorno alla vita. Era magro ma non sentiva fatica in quella sua marcia, il dolore del corpo sovrastato dall’inquietudine della mente.
    
    -Forse dovrei riconsiderare tutto quanto.-, si disse, -Forse sbaglio.-, ammise.
    
    Si sedette sulla riva del fiume. Aveva sete ma non bevve, in sprezzo per quel corpo che lo tratteneva dal conoscere il divino. Chiuse gli occhi, scivolando nella meditazione.
    
    Minuti, o forse ore passarono. La sete incalzava. Rimase immobile.
    
    Percepì dei passi. Vicini. I timori lo assalirono. Un brigante? No… Suo malgrado, fu distratto da quell’intrusione. Aprì gli occhi.
    
    Poco lontano da lui c’era una giovane dai capelli neri, la pelle scura e il corpo armonioso. Vestita di un sari decisamente variopinto, la ragazza si avvicinò al fiume.
    
    “Una donna…”, pensò l’uomo. Pensò che avrebbe dovuto andarsene, fuggire quella tentazione, riprendere a meditare e ignorarla. “Sicuramente é una prova che gli déi mi hanno mandato!”.
    
    Completamente concentrata nel proprio agire, la giovane intanto si era tolta il sari rivelando una sottoveste ben più lieve che lasciava ben poco all’immaginazione. L’uomo sentì il sangue affluire al ventre, il ...
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