1. Cadorna, stazione di Cadorna (capitolo 9)


    Data: 09/04/2021, Categorie: Tradimenti Autore: Mister Pink, Fonte: EroticiRacconti

    ... dopo riuscì a trovare un parcheggio non troppo lontano dalla stazione della metro, spense la macchina, fece un respiro profondo e schiacciò il pulsante di chiamata.
    
    Quando il telefono cominciò a squillare, si ritrovò a sperare che all’altro capo non rispondesse nessuno. Stava per riattaccare, quando sentì una voce.
    
    “Pronto?”
    
    Terrorizzata, Silvia rimase in silenzio.
    
    “Pronto?” fece ancora la voce, con un tono leggermente spazientito.
    
    “Sì, sì, ci sono, scusi…” si affrettò questa volta a rispondere Silvia, il tono imbarazzato.
    
    Lasciò trascorrere un altro attimo, poi…”Io… sono pronta”.
    
    “Scusi??” il tono era piuttosto perplesso.
    
    “Io sono pronta” ripeté Silvia, cercando di sembrare molto più sicura di quanto non fosse effettivamente. “L’altra sera nella metro lei ha scritto il suo numero sul mio telefonino e mi ha detto di chiamare quando sarei stata pronta. Ecco, io, io credo di esserlo” buttò fuori tutto d’un fiato, maledicendosi mille volte per avere telefonato, ma al tempo stesso felice di essersi liberata di un macigno che negli ultimi giorni la stava soffocando.
    
    La voce, che adesso aveva capito chi lei fosse, risuonò nelle sue orecchie. “Via Xxx 25, componi il numero 1713. Prendi l’ascensore fino al 4° piano, seconda porta sulla sinistra. Ti aspetto alle 17. Non un minuto prima, non un minuto dopo”.
    
    Quando Silvia rispose con un flebile “Ma…ma…” si accorse di parlare solo con se stessa. L’uomo aveva già riagganciato.
    
    La giornata al lavoro fu ...
    ... infinita. Silvia cercò di concentrarsi su un progetto che stava portando avanti da diversi mesi, ma ogni due per tre la testa correva a quella telefonata, a quell’indirizzo, a quello che sarebbe successo alle 17. Si ripeté un milione di volte che non ci sarebbe andata, ma ogni volta la sua convinzione diventava sempre più debole. Si maledì per avere scelto quel vestito troppo leggero che non lasciava troppo spazio alla fantasia e soprattutto per avere scelto di indossare ancora le scarpe di quella sera. “È come se si presentassi a una festa nelle vesti di agnello sacrificale: prego, eccomi qua, macellatemi" si disse. Sapendo che comunque era esattamente quello che sarebbe successo.
    
    Uscì dal lavoro alle 16.15. Uno dei vantaggi della sua posizione era quello di non essere assoggettata a orari rigidi. Su Internet aveva guardato dove fosse l’indirizzo e decise che avrebbe preso la metro. “Sono anche troppo nervosa per guidare, rischierei un incidente” si disse. Nei sotterranei di Milano si sentì gli occhi puntati addosso, del resto il vestito aggiungeva bellezza a un corpo già bello e l’intimo bianco risaltava agli occhi.
    
    “Se solo sapessero dove sto andando e cosa sto per fare” si ripeté più volte mentre per evitare il contatto diretto con gli atri passeggeri puntava lo sguardo a terra. Scese in Centrale e si diresse verso la linea gialla, scatenando sguardi ammiccanti al suo passaggio. L’ora di punta si stava avvicinando e la calca era aumentata. Oltre agli odori di una lunga ...