1. Il giallo di Eva e Bix


    Data: 19/03/2021, Categorie: Incesti Autore: Cantor_Powder, Fonte: RaccontiMilu

    La porta si schiantò contro il muro al lato e un grosso pezzo di intonaco colorato si staccò all’impatto col pomello. Ebbi la conferma che Mathilde se n’era andata, una volta per sempre. Sedetti sul divano che conoscevo bene, reggendomi la testa con una mano mentre Eva piangeva in silenzio la vendetta che non aveva potuto consumare. Di tanto in tanto tirava su col naso, poi le braccia conserte tornavano a cingerle il busto.
    
    Eva, mia dolce correa, ancora adesso non posso dire che la colpa non fu nostra e che la vendetta a cui la dottoressa sfuggì non fu soltanto il nostro ultimo, estremo tentativo di costruirci un’innocenza su misura, di trovare un capro espiatorio a una colpa che pure era ed &egrave la nostra gioia più profonda, il più alto momento di vita che entrambi avessimo mai vissuto. Non possiamo darle la colpa di ciò che fu la nostra felicità.
    
    Raccolsi da terra quel grosso pezzo d’intonaco come a voler misurare l’avventatezza di quel mio gesto col peso della calce in pezzi, lo porsi ad Eva che lo soppesò a sua volta. Nelle sue mani piccole era come un macigno. Incrociai il suo sguardo, quegli occhi neri di mistero e rossi di pianto gridavano bruciati dalle fiamme del raggiro e quelle labbra rosse e piene bevevano lacrime umide. Eravamo soli, e colpevoli. Il tepore di quella casa, tuttavia, ci era talmente familiare che aprimmo il frigo e prendemmo del latte, Eva portò il bicchiere alle sue labbra e bevve a gran sorsi, aveva tanta sete:
    
    – Dove tenevate le ...
    ... sedute?
    
    Le chiesi distrattamente.
    
    – Nello studio’ di la! Perché voi?
    
    – Anche noi. Le registravate?
    
    – Cosa?
    
    – Le sedute!
    
    Eva titubò, poi scosse la testa mugugnando di si.
    
    – Allora le cassette delle registrazioni saranno ancora li.
    
    – Forse. Pensi dovremmo distruggerle?
    
    – Forse sarebbe il caso.
    
    – E se ne avesse una copia?
    
    – Beh’ saremmo fregati.
    
    – Tu cosa le dicevi?
    
    – Le dicevo tutto’ o quasi. Tu?
    
    – Io’ le ho parlato di te!
    
    – Me lo immaginavo! Ma cosa le hai detto di preciso?
    
    – E chi cazzo se lo ricorda adesso?
    
    – Dovremmo ascoltarle!
    
    – No porca puttana! No che non dovremmo!
    
    – E invece si!
    
    Eva mi fissò in silenzio. Andammo nello studio tenendoci per mano. Le cassette erano tutte li, nella vetrinetta. Una fila da dieci portava scritto Doubois, Eva. Su un’altra da dieci, appena accanto, si leggeva Doubois, Bix., puntato, era il mio nome. Ne presi una dallo scaffale di Eva, la misi nel lettore, Eva fremette, mi si agganciò all’avambraccio e vi appoggiò le labbra serrate sopra. Play, la voce della dottoressa Mathilde Hermesse partì:
    
    – Eva Doubois, trent’anni, dieci Maggio. Coraggio, raccontami di lui.
    
    – Lui’ &egrave’ lui &egrave’
    
    – Tuo fratello!
    
    – Esatto!
    
    – E questa cosa ti fa sentire in colpa?
    
    – Si!
    
    – Raccontami come &egrave andata!
    
    – Ok’ ok’ posso avere un po’ d’acqua?
    
    – Eccola! Vuoi che stoppi ?
    
    – No, no! Le racconto tutto’
    
    Rumore di tacchi’ gorgoglio di un bicchiere d’acqua in sottofondo, poi ...
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