1. Adattarsi alla collettività


    Data: 24/12/2020, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... frattempo famosa e io ricca”.
    
    Se fossi stata in lei non l’avrei in nessun caso messo sottochiave, perché era la prova e la testimonianza ultima di quanto fosse disarmonica, sgraziata e stonata. Fiorendo e prosperando capii assimilando ben presto che le donne mi eccitavano in special modo, perché le ritenevo valutandole come la rappresentazione ideale del bello, il ritratto dell’aggraziato, ma avvampavo infiammandomi in ultimo al passaggio degli uomini e forse in fondo tanto lesbica non ero. Ho dato il mio primo bacio senza lingua, giacché me la facevo sotto ad amoreggiare, figuriamoci a praticare del sesso, poi ho deciso, dato che per me ci voleva un ragazzo, un vero fidanzato. Uno di quelli che t’infila la fedina in oro bianco all’anulare sinistro, che ti fanno conoscere la mamma, il papà, la nonna e tutta la squadra al completo. Quelli che decantano magnificando le tue doti culinarie, dove confortano e rassicurano i parenti, che in caso di matrimonio non avrebbero corso l’azzardo, l’incognita e il rischio di morire di fame.In conclusione l’ho trovato, uno di quei ragazzi paesani grezzi, sgarbati e villani senza titolo di studio con la barba incolta e l’odore metallico del lavoro. Lui faceva il fabbro e vantava una parentela di delinquenti, mafiosi e spacciatori da entrambe le discendenze, un curriculum e un percorso di vita di tutto rispetto per i miei genitori, non c’è che dire. Da ultimo, gradualmente le brave ragazze crescono e maturano assieme ai fanatismi, alle ...
    ... isterie, alle nevrosi, alle notti insonni e ai pianti. Quest’impiccio ho involontariamente procurato e perfino meccanicamente provocato, perché la brava ed efficiente ragazza ha fatto a pezzetti l’aureola e l’ha scaricata in seguito nel cesso, giacché lo sciacquone ha ingoiato di tutto in questa casa.
    
    Io mi sono fatta deflorare, sì, non posso di certo dire d’aver fatto l’amore in macchina una sera nel parcheggio d’un ristorante nel mese di febbraio, in effetti lui non m’ha fatto del male, non ho perso sangue, in quanto non mi sono accorta di nulla. Ero contenta d’essermi a tal punto livellata e uniformata in maniera consona e rispondente alla massa, perché questo era il basilare, l’essenziale, l’importante aspetto, ovverosia non più la brava ragazza che si conserva illibata e integra fino al matrimonio, che sogna abiti bianchi e vaporosi, che non s’accoppia con gl’irregolari. Non ero felice, no, questo mi faceva stare bene anche il giorno dopo, quando al risveglio mi sembrava d’essermi fatta la pipì addosso. Lui ha fatto parte della mia vita per tre anni, il sesso credevo non m’attraesse, pensavo che non facesse per me, perché mi veniva la febbre al solo pensiero di srotolarmi gli slip lungo le cosce. Non mi depilavo neppure l’inguine, siccome ero gretta, rozza, rustica e priva di femminilità, però a lui piacevo da dare i numeri.
    
    In quello sconclusionato e strampalato periodo della mia vita m’avevano alienato ed estraniato sia i genitori che il fidanzato, la colpa e la ...