1. UN RICORDO DI TEMPO ANDATO


    Data: 04/10/2020, Categorie: Incesti Autore: liana, Fonte: RaccontiMilu

    ... infilo sotto la doccia; l’acqua &egrave fredda. &egrave quella che ci vuole. Mi asciugo e vado in cucina. Preparo la macchinetta del caff&egrave, la metto sul fornello e accendo. Ho dimenticato di indossare l’accappatoio. Mi giro per andare a prenderlo. Un urlo mi esce dalla gola e si propaga nella cucina e, credo, in tutta la villa. Un urlo che se fossimo stati in città la casa si sarebbe riempita di gente, ma abitiamo in collina e la nostra villa &egrave ubicata in aperta campagna, nascosta fra alberi quercia, ed &egrave molto isolata. Il mio grido non attira anima viva perché nessuno lo ha sentito. Nel vano della porta della cucina c’&egrave un uomo e mi sta guardando con occhi che sembrano vogliano uscirgli dalle orbite. Un braccio scatta a coprire, per quello che può, le mie grosse zizze mentre l’altro scatta e porta la mano a coprire il pube. In quella figura riconosco mio figlio.
    
    ‘A momenti mi facevi venire un infarto. Ma non eri uscito? Quando sei rientrato? Mi hai spaventata. Da quando sei lì a guardarmi?’
    
    Lui fa un passo in avanti e chiude la porta della cucina con la chiave. Poi lentamente, senza staccare gli occhi dal mio corpo comincia ad avanzare verso di me e nel frattempo comincia a spogliarsi. In quegli occhi vi leggo il desiderio. I suoi vestiti, compresi gli slip, sono tutti sul pavimento. Indietreggio e nel farlo i miei occhi si posano sul suo inguine da dove si erge un affare di dimensioni più che normali. &egrave grosso e lungo e scalpita come ...
    ... uno stallone imbizzarrito. Capisco le sue intenzioni. La paura mi investe. Continua ad avvicinarsi. Il mio fondo schiena &egrave contro il tavolo. Non ho vie di fuga.
    
    ‘Cosa vuoi fare? Fermati. Ricordati che sono tua madre.’
    
    Niente. Mi raggiunge; allunga le mani e le porta sotto le mie ascelle; mi solleva e mi fa sedere sul tavolo; mi allarga le cosce e si posiziona fra di esse. Le sue mani sono ancorate ai miei fianchi. Abbasso gli occhi e vedo il suo cazzo dritto come un palo e con un glande, grosso come l’estremità di un batacchio, poggiato contro la mia vulva. Alzo gli occhi e li fisso nei suoi.
    
    ‘Non lo fare. Non lo puoi fare. Torna in te. Ragiona. Sei mio figlio.’
    
    Finalmente sento la sua voce.
    
    ‘Lo devo fare, altrimenti impazzisco. Sono anni che sogno di possederti. Sei diventata il mio incubo. Non me ne frega niente che sei mia madre. Ti voglio. Devi essere mia.’
    
    ‘Ti prego; ti imploro desisti dal tuo insano proposito.’
    
    A nulla valgono le mie preghiere e le mie implorazioni. Lo colpisco con i pugni ma lui &egrave irremovibile. Lo sento spingere. Abbasso gli occhi e vedo il suo cazzo avanzare nel folto della foresta di peli che ornano la mia passera. Lo sento entrare. Sento lo scorrere del cazzo contro le pareti della mia vulva. Mi bagno. Un cazzo &egrave sempre un cazzo anche se appartiene a mio figlio; il grave &egrave che sta cominciando a piacermi. La mente mi si annebbia. La mia resistenza si affievolisce con il passare dei secondi. Mi lascio ...