1. L’incontro con la Musa (fetish)


    Data: 22/09/2020, Categorie: Autoerotismo Cuckold Dominazione / BDSM Autore: Contessa, Fonte: RaccontiMilu

    ... finalmente ripresi il controllo. Quell’eccitante colpo di fulmine, però, non si era accontentato di una toccata e fuga e continuava a martoriare il mio cervello con un nuovo rendez -vous combinato dal destino, perché dopo qualche ora, rinvigorito da una doccia tonificante, trovatomi ad aprire la serranda della finestra, i miei occhi furono di nuovo rapiti da una forza incontrollata. Realizzai dentro di me d’esser stato graziato, quella donna era una moderna Afrodite ed io avevo avuto la fortuna di averla come vicina di casa. Le sue gambe erano incrociate mentre fissava l’orizzonte alla sua destra, il suo sguardo si perdeva tra le nuvole ed io approfittando delle sue palpebre socchiuse allargai le mie per guardarla meglio. Stava fumando, succhiava quella sigaretta con veemenza, incenerendola con ingordigia tra uno sputo di fumo e l’altro, la mia mano all’improvviso era scesa verso il basso, attratta dalla forza di gravità, non potevo far a meno di strusciare il palmo contro la patta dei pantaloni che stava scoppiando, in ogni caso tenevo a bada i miei bollori, cercando di immaginare il suo profumo sino a che la jeune femme cambia mira e punta dritto verso di me con uno strano sorriso in volto. Ebbi un sussulto e mi scostai dal vetro appannato dal mio respiro con una strana sensazione che mi scosse persino le ossa.
    
    Tremai di nuovo a distanza di ore, la lingua stava solleticando il palato per risvegliare l’intero organismo, il quale, si era abbandonato a visioni oniriche. ...
    ... Riprendo coscienza, capendo che mi ero negato da troppo il piacere di una liberatoria pugnetta. Sbottono velocemente i jeans tirando fuori dai boxer il cazzo ormai in piena erezione e con gli occhi chiusi tornai alla mia amata Musa immaginando i particolari che mi aveva negato con crudeltà e accarezzandomi la cappella mi accorsi che già lacrimavo di sperma.
    
    Dio, volevo tanto scoprire l’origine di quei piedi fatati, magari erano alla greca, col dito medio più lungo dell’alluce o forse le dita erano di pari lunghezza, schiacciate, con le unghie smaltate del colore che predominava la sua immagine. Ulteriori flash venivano in soccorso per inebriare i miei sensi, pensavo all’utilizzo di quella struttura anatomica come strumento di misura, si volevo farmi ”misurare” la faccia, annegare nel suo sudore femminile appena scalza. La mia mano era incontrollabile, smanettavo veloce strozzando quel manganello tanto da farlo diventare violaceo, cercavo di far durare quanto più il piacere ma anche lui, ormai, si era ribellato schizzando copiosamente sul tappeto damascato di fronte a me. Con il volto soddisfatto, le mani sporche di fluido bianco e appiccicaticcio, feci una scoperta che mi cambiò la vita, io non ero padrone di nulla, nemmeno del mio corpo.
    
    Voglio andare via di qui, sto odiando casa mia, odio persino affacciarmi dal balcone, non mi sono mai sentito così male in vita mia, fisicamente e psicologicamente. Vivo sotto tortura per una platonica fascinazione, una tortura che non mi ...
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