1. L'INTESA


    Data: 20/09/2020, Categorie: Anale Prime Esperienze Gay / Bisex Autore: giessestory, Fonte: xHamster

    Cinque anni fa ho sposato Frida, una ragazza molto speciale. Abbiamo anche avuto una bellissima bambina ma, purtroppo, l’intesa sessuale tra di noi è stata sempre scarsa: troppi silenzi, troppi desideri taciuti, ognuno di noi credeva di non potersi aprire con l’altro, finché, una notte che eravamo soli in casa, Frida non decise di prendere in mano le redini del nostro menage.
    
    Tutto iniziò a letto. Facevamo all’amore sempre più di rado, per i soliti mille problemi di ogni famiglia ma quella sera, stando da soli, mia moglie decise di prendermelo in bocca ed io non potevo che esserne estasiato. Frida quella volta si spinse oltre ... invece del solito rapporto quasi meccanico cui mi ero abituato, mi succhiò con vigore e, cosa mai fatta, m’infilò ripetutamente le dita nel sedere, una, due e, infine, tre. A mia volta non volli fingere e allora mi lasciai andare, godendomi quella penetrazione tanto desiderata.
    
    Continuammo a fare sesso in maniera sfrenata, con Frida che si decise a trattarmi come meritavo (e desideravo): uno schiavo da umiliare a tutti gli effetti. Arrivai per ben due volte e la seconda Frida pretese che leccassi il mio stesso sperma dalla sua pancia, naturalmente si accorse che lo leccavo con avidità e piacere.
    
    Quella notte parlammo a lungo e dopo quella chiacchierata, tutto cambiò tra di noi.
    
    Presi il coraggio a due mani e nel buio della stanza da letto, le raccontai della mia gioventù.
    
    Ero figlio unico, un ragazzo introverso e solitario, e vivevo ...
    ... solo con mia madre. Di nascosto, nei lunghi pomeriggi invernali, a volte mi dedicavo alla masturbazione e, per renderla più piacevole, solevo indossare indumenti di mia madre, camminare per casa con le sue scarpe e indossare le calze da donna. Una volta mi aveva dato dei collant da buttare via, ma io li nascosi. Li ho poi usati per tanto tempo, a volte li annusavo anche, perché erano impregnati dell’odore dei suoi umori femminili.
    
    Avevo una zia in campagna e passavo spesso l’estate da loro. La figlia, mia cugina, frequentava solo altre ragazze, quindi mi dovevo adattare ai loro passatempi, tipicamente femminili. Un anno, eravamo ormai grandicelli, cominciammo a rintanarci nella rimessa del trattore che d’estate restava sempre fuori.
    
    Qualche volta ci incontravamo lì anche di notte, quando tutti dormivano e, un po’ per gioco, un po’ per sfida, una sera organizzammo uno spogliarello, interpretato da me.
    
    Le ragazze rubacchiarono lingérie dai cassetti di casa, mi vestirono e mi truccarono.
    
    Poi, complice la musica di un vecchio mangianastri, mi esibii per loro, esagerando ogni movimento e sculettando sui tacchi alti di un vecchio paio di scarpe da sposa.
    
    Il gioco era naturalmente malizioso e, alla fine, le ragazze applaudirono, fischiarono e le più scaltrite mi toccarono il pube o mi schiaffeggiarono le natiche seminude.
    
    All’improvviso un rumore esterno ci spaventò e il consesso si disperse nella notte settembrina.
    
    Il giorno dopo, però, la rimessa era chiusa da ...
«1234...9»