1. "capannetta" una delle mie (per)versioni


    Data: 09/08/2020, Categorie: Etero Autore: Allthesaintsgotohell, Fonte: Annunci69

    Riscrivo “Capannetta” di Pirandello dal punto di vista della bambina, in prima persona.
    
    Stamattina mi sono svegliata, ma non era il raggio amico che da sempre si allunga dalla corona del Sole non appena spunta da dietro la collina a est fino ad infilarsi in una fessura della nostra capannetta e stuzzicarmi, solleticandomi il volto. Io grazie a lui mi sono sempre alzata allegra: avevo imparato a riconoscere che tipo di giornata avrei trovato fuori a seconda della tonalità di quella luce; ieri aveva sfumature gialle ed arancioni, quindi sapevo che il cielo sarebbe stato meravigliosamente terso. Cercai di sbrigarmi: ancora un pochino assonnata mi sono preparata, ero impaziente di uscire. Avevo appena varcato la soglia, quando papà Camillo si è affacciato, ordinandomi di chiamare Jelì e dirgli di andare da lui. Io ho annuito, poi ho proseguito; mentre mi arrampicato sulla collinetta sentivo un buon odore di terra e salsedine assieme. Dalla cima si gode un panorama che non smette mai di incantarmi: col bel tempo si riesce a distinguere bene la linea dell'orizzonte, è di un colore blu intenso che non trovo in nessun altro angolo del creato attorno a me. Anche stamattina c'erano delle barche: io mi concentro ogni volta su di loro, affidando un sogno e una speranza ad ognuna di esse. Immagino che oltre quella linea ci sia un mondo fatato: quando le imbarcazioni attraccano là, le creature magiche che lo abitano ispezionano il carico. Quindi anche tutti i miei desideri vengono ...
    ... rimirati, essi brillano come pietre preziose e penso che loro li conservino gelosamente, poi. Ma spero che invece un giorno, una di queste fatine decida di trasformarne uno, rendendolo reale, e che gli faccia riprendere il mare per tornare qui, rendendomi felice. Il Sole ieri era di ottimo umore, irradiava ogni cosa che raggiungeva di una luce giallo-arancione, anch'io parevo il pistillo di un fiore di zafferano! Improvvisamente, un gracchiare di cornacchie mi ha scossa da quel croceo tepore e mi sono ricordata di dover chiamare Jeli. Mi sono quindi affacciata sulla piana sottostante, proclamando il suo nome, sperando mi sentisse subito.
    
    Se avesse tardato a presentarsi da papà Camillo quest'ultimo ci avrebbe puniti entrambi, quando invece sarebbe stata solo colpa mia, visto che mi ero persa in quel paesaggio meraviglioso. Fortunatamente il giovane garzone mi ha risposto con un verso, nemmeno fosse stato un bovino. E' un bravo giovane, Jeli; è un semplice ragazzotto, buono e generoso. Possiede solo la forza delle proprie braccia e una pipa, che si ostina a tenere tra i denti qualsiasi cosa stia facendo; l'ho visto toglierla e tenerla in mano solo quando si mette ad urlare, arrabbiato. Ad esempio, qualche volta ha discusso con papà Michele perché si è seduto vicino a mia sorella Malia durante la pausa del mezzodì, nei campi. Mio padre lo ha rimproverato aspramente per questo, ma Jelì si è sempre difeso, esponendo le proprie ragioni. In quei frangenti teneva la pipa saldamente ...
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