1. Violagode, capitolo 5: la cagna


    Data: 08/08/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: bettatroietta, Fonte: Annunci69

    ... lo spruzzo d’acqua fredda è una sensazione che non saprei definire. I miei orifizi rilasciano tutta l’acqua quando il tubo viene tolto. Il mio culo riceve un’altra dose d’acqua, questa volta più copiosa, io comincio a provare piacere, poi esce e di nuovo spruzzo l’abbondante clistere.
    
    “Sei tutta sporca, cagna merdosa.” Mi vergogno in silenzio.
    
    “Ora ti pulisco.” Schiaccia con le dita il tubo così da generare uno spruzzo in pressione e mi ripulisce per bene il corpo.
    
    “Aspetta qui, cagna.” Fa lui, legando il collare ad una gamba del tavolino, poi sparisce in casa.
    
    Torna con una ciotola che appoggia per terra: è piena di latte con dei pezzi di pane dentro.
    
    “Avrai fame, cagna.”
    
    Io abbaio dalla gioia e mi butto con la faccia nella ciotola. Ho una fame e una sete incredibili, comincio a lappare tutto combinando un casino, almeno metà del latte va perso, io lecco finché riesco a raccoglierne. Le mie inibizioni sono azzerate dalla fame e dall’eccitazione di essere umiliata così.
    
    Lui mi pulisce il volto – o meglio, il muso – con uno scottex.
    
    “Torniamo dentro.” Slega il collare e mi strattona riportandomi in casa.
    
    Una volta entrati vedo gli altri padroni seduti al tavolo a fare colazione. Hanno tutti chi una maglietta, chi una camicia, ma nessuno porta ne pantaloni ne mutande. Il padrone slaccia il guinzaglio. “Accucciati sotto la tavola mentre facciamo colazione.”
    
    Io gattono fin sotto la tavola, in silenzio.
    
    Ogni tanto qualcuno mi allunga sotto la ...
    ... tavola qualcosa da mangiare (pane e marmellata), lo lancia a terra e io lo raccolgo con la bocca. Ogni volta per ringraziare vado a leccare il cazzo di chi mi ha dato da mangiare.
    
    I padroni commentano quanto sono stata troia nel ruolo di cameriera, non sto a ripetervi le parole esatte, potete immaginarle. Sappiate solo che mi riempie di gioia sentirle.
    
    A fine colazione il padrone riattacca il guinzaglio, fissandolo però ad una gamba del tavolo.
    
    “Facciamo un bel gioco, vieni qui cagna merdosa.”
    
    Io mi avvicino a lui.
    
    “Succhiami il cazzo.”
    
    Io mi prodigo in un pompino usando solo la bocca, mi concentro sul bel cazzo, lo sento allontanarsi e io lo seguo centimetro dopo centimetro fino a quando non sento tirare il collare, non riesco ad avvicinarmi oltre. Ho la bocca spalancata ed il cazzo ad un centimetro dalla lingua, ma non riesco a leccarlo. Comincio a mugolare, voglio il cazzo in bocca.
    
    Il gruppo ride, il padrone si allontana e un altro prende il suo posto. Tutti si fanno spompinare per poi negarmi il cazzo. Sono frustrata.
    
    Il padrone slega il guinzaglio dalla gamba del tavolo: “Vieni cagna.”
    
    Mi riporta fuori all’ombra dell’albero, al tronco del quale lega il guinzaglio e mi rimette la gagball.
    
    “Ricordati che sei una cagna. Non hai mani e non puoi slegarti. Ora andiamo a farci un bagno al mare, tu ci aspetterai qui.”
    
    Lo guardo con occhi languidi e lui mi accarezza la testa, “brava cagnolina, quando torniamo giocheremo ancora con te…”
    
    Io rimango ...
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