1. ASIA E IL GALEOTTO al Parco


    Data: 20/12/2017, Categorie: Anale Trans Gay / Bisex Autore: asiatrav82, Fonte: xHamster

    ... miei servizi erano finiti. Feci per prendere la tuta ma disse:
    
    «Cazzo fai troia?»
    
    «ehm… vado via,signore…»
    
    Fece qualche altra tirata alla sua sigaretta, guardandomi con disgusto.
    
    «Statti qua che mo ti faccio il culo, che pensi che ho finito?»
    
    La cosa riportò il mio cazzo, che ormai si stava sgonfiando, su.
    
    «Guarda come si eccita la troia… ma dove cazzo vai con quel cazzo tra le gambe? Ma tu sei solo frocio o ti scopi anche le femmine?»
    
    «Mi piacciono solo gli uomini …»
    
    «E si vede che sei solo finocchia… ma sei brava, migliore di quelli che mi sono fatto in galera».
    
    «Se ne è scopati molti?»
    
    «Ehi bella io non sono frocio! Non ti mettere strane idee in quella testa di cazzo. In galera per forza, o a seghe o a froci. Ora sto ai domiciliari e devo fare il manutentore qui al parco. E per sfogarmi o devo pagare delle mignotte o mi devo scopare i froci come te, che succhiano meglio e sono gratis. Ma solo quelli affemminati come te, che se vedo uno coi peli lo mando a fanculo!»
    
    Ciò detto mi rimise i piedi in faccia senza troppi complimenti e mentre li leccavo di tanto in tanto mi colpiva il viso con i palmi.
    
    «Quel trattamento gli fece tornare il cazzo barzotto e, con esso, la sua aggressività.
    
    «Ma tua madre succhia come te il cazzo?»
    
    «Si, mi ha insegnato lei», e riprendevo a leccare. Poi infilai il suo alluce in bocca e glielo succhiai.
    
    «La prossima volta fai venire tua madre qui che me la scopo per bene… chissà che figa slabbrata che ...
    ... ha».
    
    Non amavo sentir parlare così di mia madre ma la paura di perdermi quel maschio mi fece superare ogni titubanza: si chiama il potere del cazzo.
    
    «Va bene signore …» ripresi a succhiare, «ma a me niente?»
    
    «Preferisco quella troia di tua madre; se tu sei così troia figuriamoci lei che ti ha imparato a succhiare». Il suo parlare così sgrammaticato mi eccitava da morire, volevo provocarlo.
    
    Smisi di succhiargli i piedi e provai a salire sul cazzo, ma mi fermò.
    
    «Vuoi di nuovo il cazzo? Apetta ricchione, fammi vedere quanto sei puttana e rottinculo». Ciò detto si levò il maglione, mostrando un possente petto e dei perfetti addominali. Il tutto ricoperto da un folto pelo. Mi prese nuovamente per i capelli e portò la mia bocca ai suoi capezzoli. Glieli succhiai avidamente. Poi passai la mia lingua tra i pettorali e sui suoi addominali. Sapeva di sudore, di maschio. Non potetti contenermi e cominciai a mugolare mentre lo leccavo. Sembravo una cagna che beve dalla ciotola dopo una estenuante corsa. Non mi fermavo più. La mia lingua esplorò ogni centimetro del suo corpo. Non contento, volli ancora di più. Cominciai a leccare il suo pettorale e poi portai la mia lingua famelica tra il braccio e il dorsale. Lo stronzo capì e sollevò il braccio; dalla nuca spinse la mia testa sotto l’ascella pelosa e cominciai a leccare con una foga mai avuta prima. Che odore acre di sudore maschio. Mentre lambivo il suo sottobraccio emettevo versi di godimento:
    
    «Mmmm si… mmm»,
    
    «Che cagna ...
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