1. Cadorna, stazione di Cadorna (capitolo 13)


    Data: 07/04/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Mister Pink, Fonte: EroticiRacconti

    ... fiamme.
    
    Lentamente iniziai a massaggiarmelo, la cappella appariva e spariva a pochissimi centimetri dalla sua bocca. Sentiva l’odore, vedeva la cappella bagnata. Inconsciamente, la sua bocca si aprì leggermente. Aveva voglia di assaggiarlo, ma non osava chiederlo. Poi, però, vide anche il suo telefono nella mia mano. Gli occhi mi lanciarono uno sguardo fatto di panico.
    
    “Stai tranquilla – la rassicurai -, non giocherò con la tua vita privata, non ti farò correre il rischio di pregiudicarla, però venendo qui oggi, hai fatto una scelta. E siccome nessuno ti ha obbligata a farlo, è giusto che tu sia cosciente delle conseguenze. E se hai deciso di giocare, dovrai farlo alle mie regole, non le tue. Hai detto che hai reagito alla frase di tuo marito. Bene, adesso lo chiamerai e gli dirai dove sei. Con che nome hai salvato il suo cellulare?”
    
    La voce tremante, il respiro che sembrava incespicare su mille paure, rispose un flebile “Piero, Signore”.
    
    Chiamai, poi le misi il telefono vicino all’orecchio. Trascorsero pochi ...
    ... secondi che a lei dovettero sembrare un’eternità, poi…
    
    “Ciao Piero… sì sì, tutto bene… no, davvero, sto bene. Volevo solo dirti che l’ho rivisto… quello della metro. Sì lui, adesso sono a casa sua e…”.
    
    Le tolsi il telefono e mentre lo portavo al mio orecchio, contemporaneamente le infilai il cazzo in gola con violenza, mentre con la mano libera avevo artigliato i suoi capelli per non lasciarle scampo.
    
    “Buonasera Piero, alla fine sua moglie ha esaudito il suo desiderio. Non si preoccupi, la tratterò bene, in questo momento non può più parlarle perché ha il mio cazzo sprofondato in gola, ma stia tranquillo, per le 23 la faccio tornare a casa, lei le prepari un bagno caldo. Buonasera”.
    
    Chiusi il telefonino, lo gettai sul divano, afferrai i capelli anche con la seconda mano e mentre dalla sua bocca uscivano lamenti e saliva, entrambi in abbondante qualità, iniziai a scoparle la bocca, con colpi potenti che avevano un solo obiettivo: sfondare la sua gola.
    
    “Adesso, Sefa, inizierai a capire come dovrai fare onore al tuo nome”. 
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