1. Cadorna, stazione di Cadorna (capitolo 13)


    Data: 07/04/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Mister Pink, Fonte: EroticiRacconti

    13 – Strada senza ritorno
    
    Il respiro corto, segni di perspirazione sulla schiena lucida, il cristallo del tavolino testimone del piacere che colava dalla fica, Silvia riprese…
    
    “Con mio marito Piero ci siamo spesso confessati le reciproche fantasie, Signore: situazioni oscene, scenari che regalavano a entrambi tanta eccitazione. In qualche occasione siamo stati tentati di andare in un privé, così come di invitare delle coppie di amici o dei ragazzi che sapevamo la pensassero come noi e che ci piacevano. Ma alla fine non abbiamo mai concluso niente e tutto è sempre rimasto legato a parole che potessero comunque tenere accesa la nostra unione”.
    
    “E con me, invece, cos’è cambiato?”
    
    “Non lo so spiegare bene, Signore, ma il Suo modo di fare sicuro, non volgare, quella mano che mi aveva accarezzato la gamba mentre aspettavamo la metro. In quel gesto c’era qualcosa di reale, di certo, di assoluto, che non lasciava spazio alcuno a repliche. Come se Lei sapesse di avere il diritto di farlo e io invece il dovere di accettare quella situazione. E se Lei quella sera mi avesse chiesto di scendere alla Sua stazione io l’avrei seguita senza obiettare alcunché, senza pensare a Piero che mi aspettava a casa, senza preoccuparmi della cena dei ragazzi. È stato qualcosa di sconvolgente, una scossa che dalla Sua mano si è dipanata a velocità impressionante attraverso il mio corpo, passando per la mia fica, che si è bagnata immediatamente, e arrivando fino al cervello, che è stato ...
    ... soggiogato da quella situazione. Ero talmente imbambolata che quella sera ho mancato la fermata e quando camminavo sul marciapiede deserto sentivo la mia fica pulsare, ho quasi sognato che uno sconosciuto saltasse fuori da un angolo buio e mi prendesse lì sulla strada”.
    
    “Per scopare bene, bisogna innanzitutto scopare il cervello. Rende tutto diverso. E migliore. Continua”.
    
    “Quando sono arrivata alla macchina avevo un lago tra le gambe, avevo voglia di sesso duro, cattivo, sporco. Ho iniziato a masturbarmi furiosamente e a massacrarmi un capezzolo, fino a quando un gruppo di ragazzi mi ha sorpresa e ha iniziato a insultarmi. In quel momento ho avuto paura e sono scappata”.
    
    “E magari nei giorni successivi ti sei immaginata la scena con esiti differenti, vero?” le dissi mentre la mia mano trovava il suo capezzolo. Lo avevo scoperto da appena un’ora e già lo amavo. Non so da dove derivasse questa mia fascinazione, ma da sempre i capezzoli di una donna riescono a tirare fuori la mia peggiore perversione. Strizzarlo, contorcerlo, tirarlo, far male… a volte mi assaliva la voglia di morderlo così forte da strapparlo, per poi masticarlo con gran gaudio. Le facevo male, ma aldilà di qualche grugnito animale e a un accenno di iperventilazione per provare a resistere meglio, la mia fresca schiavetta non si arrese.
    
    “Sì, Signore, mi sono immaginata che quei ragazzi aprivano le porte della macchina e mi usavano, ho immaginato la lingua del cane del mio vicino…”
    
    “Il cane? Il ...
«123»