1. Ritorno alle origini nel caveau della banca.


    Data: 30/03/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: BelloCaldoCN, Fonte: Annunci69

    ... scatenò dalle sue reni che mi diede una gioia bruciante. Mario ora mi stava avvicinando il piede enorme alla faccia ed io non mi trattenni, feci quello che andava fatto: iniziai a pompare avidamente l'alluce nocchiuto che mi si protendeva davanti. Doveva essere un punto debole del bestione quello, perché lo sentii bramire e intensificare i colpi dentro il mio povero ano. Intanto Enrico allungò la sua mano, voleva che succhiassi anche il suo indice insieme con l'alluce del socio. Lo accontentai e fu la vertigine. Avevo due nerchioni in culo e due dita in bocca o il contrario? Che importa? Eravamo fusi in un unico ammasso di carne viva, palpitante, un crogiuolo di energia che vibrava in ogni nervo, in ogni muscolo, un ribollire magmatico di gemiti ora sordi ora acuti. Di nuovo persi il senso del tempo, ma non la capacità di godere. A un momento imprecisato ci ritrovammo cambiati di posizione: i due s'erano rimessi come quando mi avevano offerto le mazze da lubrificare insieme. Mi piazzai a smorza-candela sui nerchioni e mi lasciai calare adagio. -Uhhhhh- fu il gemito fondo degli stalloni,-Arghhhh- la mia smorfia di lamento. A quattro mani, Enrico di fronte e Mario dietro, mi facevano andare su e giù sulle aste durissime, un'idrovora che mi scavava dentro a cercare la fonte segreta da far scaturire. Ed io gioivo, esaltato, teso allo spasimo. Le sentivo gonfiarsi dentro di me, sempre più prepotenti, sempre più determinate. Enrico mi guardò e mi disse con tono ...
    ... imperioso: - Dai, Luca, rompi la diga con noi- E a quel comando un doppio fiotto lavico fu sparato nelle mie viscere dai loro cazzoni e questa volta agì da detonatore che fece crollare per sempre la diga della mia inibizione. Iniziai a schizzare, prima a piccoli getti, come singhiozzanti per la pressione, poi sempre più continui. E le mani sagaci dei miei liberatori con un colpo energico mi fecero ruotare due volte su me stesso, il culo impalato saldamente sulle nerchie spruzzanti, così che il mio fiotto si allargò ad abbracciare tutta l'ampiezza del corridoio, disegnò un cerchio di felicità biancastro per poi frantumarsi in tante stille che caddero ovunque, cassette di sicurezza, pavimento e soprattutto sulle lingue protese dei miei compagni che di quel nettare vollero ubriacarsi fino in fondo. Un muglio sordo di pienezza potente accompagnò dalle nostre gole all'unisono l'istante della schizzata ribollente. Che ironia! In quel luogo dove si accumulano patrimoni con un'astuzia meschina e un'avarizia ingorda, eccomi libero e fatto capace della vera abbondanza: quella primigenia degli elementi della terra, che si sfogano senza uno scopo e si placano appagati dello scialo delle loro energie più profonde.
    
    Un attimo dopo, quando mi affacciai timidamente dalla porta blindata del caveau, scorsi al di là della vetrata degli uffici passare la macchina di Alfio: era andato a riprendere il marmocchio all'asilo. Erano le sei passate, era mercoledì, una giornata come tante.. 
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