1. Lorenza ed io, l’amico di..letto


    Data: 28/03/2020, Categorie: 69, Etero Autore: jojo69, Fonte: RaccontiMilu

    Lorenza e io, l’amico di..letto
    
    Quando avevo 18 anni andai ad una festa di compleanno e qui conobbi una ragazza, amica della padrona di casa, che era andata alla festa in compagnia della sorella. Lorenza, questo era il suo nome, era una biondina con gli occhi di un celeste annacquato, ma una faccia da troia come non ne avevo viste mai, e soprattutto un paio di tette che sfidavano la forza di gravità. Per quella sera mi limitai a studiarla ma, col passar del tempo, mi accorsi che non ci stava tanto con la testa. Infatti, al primo appuntamento che le diedi, venne per dirmi ‘che non poteva venire all’appuntamento perché doveva fare un’altra cosa’ e da qui capii il personaggio. Per un po’ di tempo ci frequentammo saltuariamente e quelle volte che ci vedevamo non disdegnava le mie mani su di lei, anzi sembrava proprio che cercasse il contatto. Negli anni diventammo amici, anche intimi: si parlava di tutto, spesso anche di sesso, senza imbarazzo e si stava bene insieme. Ogni tanto le lanciavo qualche battutina (che battutina non voleva essere) fino a quando un giorno venne a trovarmi nel negozio dove lavoravo, durante la pausa pranzo e, approfittando che non c’era nessuno, siamo scesi nel sottoscala e spogliatasi mi ha detto: ‘ visto che deve succedere, facciamolo ora’. Rimasi di stucco a quell’affermazione anche perché mi prendeva in contropiede: lì, a quell’ora, col rischio che venisse il titolare, senza un minimo di ‘. niente. Accettai perché il cazzo non vuol sentir ...
    ... ragioni, ma feci una figura di merda. Infatti, non appena fui dentro di lei, sarà stata l’emozione, il posto, la situazione del momento, la voglia che avevo di lei, bastarono pochi colpi e le irrorai il pancino di sborra. Non sapevo che scuse cercare per ovviare a quella defaiance ma mi è sembrato che lei se lo aspettasse, perché, mi disse, erano cose che potevano capitare quando si è troppo emozionati e che comunque io rimanevo il suo amico diletto- (anche di sottoscala, pensai io). Dopo di che si vestì e se ne andò e per lungo tempo non la vidi più. Il ricordo delle sue tette (erano la sua parte migliore) e di quella figuraccia mi perseguitarono per lungo tempo, poi cambiai lavoro e mi ero quasi scordato di lei quando mi arrivò una sua telefonata. Dopo i soliti convenevoli mi confidò che aveva imparato a fare i pompini, e qui capii che non era cambiata da allora. Le chiesi se potevo costatare di persona se era vero, ma lei rispose che si era sposata e che li faceva solo al marito (e allora perché cazzo me lo disse, boh?). Chiudendo la telefonata ripensai alle sue stranezze e nel frattempo mi frullavano in mente strane idee: perché confidare a me una cosa del genere? Come aveva fatto a sapere il numero di telefono del nuovo lavoro? Passò ancora dell’altro tempo, e tra una telefonata e l’altra, mi sposai anch’io e andai a vivere in un altro posto, ma in estate tornavo nella mia città natale e qui accadde un fatto strano. Per via delle meduse che infestavano il mare che frequentavo, ...
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