1. Il risveglio


    Data: 08/02/2020, Categorie: Lesbo Autore: Spettro82, Fonte: Annunci69

    L'ultima cosa che ricordai furono i fari e il rumore della moto sull'asfalto bagnato, quando mi risvegliai ero assonnata e avevo male da tutte le parti.
    
    Mi trovavo in un letto di ospedale, di fianco a me c'erano la flebo e un complesso sistema che monitorava i miei segni vitali.
    
    Non ricordavo nulla dell'incidente, tentai di muovermi per mettermi seduta sul letto ma appena appoggiai le mani mi resi conto che facevano un male cane e vidi che le braccia erano bendate fino al gomito.
    
    Una dottoressa dai lineamenti regolari, alta e formosa si accosto' al letto sorridendomi.
    
    "Hai perso i sensi, sei qua da ieri sera ma non hai nulla di particolarmente grave, solo delle abrasioni sulle mani ed una caviglia malconcia, quella te la abbiamo ingessata le braccia invece dovrò medicartele tra qualche minuto"
    
    La vidi chinarsi per assicurarsi che la flebo fosse a posto, il suo profumo fresco mi sfiorò le narici.
    
    Sapeva di mare, mentre la osservavo sistemarmi la flebo le vidi la scollatura profonda che mi offriva la vista di due seni sodi e abbronzati.
    
    "Mio dio fa un caldo da impazzire qua dentro giuro che mi strapperei gesso e le medicazioni, mi sembra di soffocare"
    
    Era estate piena ed anche se era ancora mattina presto la temperatura era notevole, oltretutto l'impianto di condizionamento non pareva funzionare.
    
    Ero da sola nella stanza, mi feci coraggio e le chiesi se poteva aiutarmi a togliere i pantaloni del pigiama e la giacca da camera a righe che ...
    ... indossavo.
    
    "Guarda non si può stare solo con l'intimo in stanza, facciamo una cosa, ti aiuto a toglierti i pantaloni ma se c'è gente tieniti coperta con il lenzuolo"
    
    Feci cenno di si con il capo, ero venuta da Milano per passare il week end con mio fratello nella sua casa al mare e non avrei mai immaginato di ritrovarmi in ospedale tutta ammaccata e senza qualche indumento di ricambio.
    
    Lui era l'unica persona che mi era rimasta da quando anche mia madre ci aveva lasciati un anno prima, tra noi c'era una una splendida complicità e quando gli avevo detto che sarei andata a ballare e forse non sarei tornata prima dell'alba l'unica cosa che mi aveva raccomandato era stata che se fossi stata troppo ubriaca per guidare o avessi trovato un amica che voleva fare una cosa a tre di chiamarlo.
    
    Inarcai il bacino per permetterle di infilare le sue dita sinuose sotto il mio sedere, fui ricompensata da un dolore diffuso alle ossa ed ai muscoli, forse dovuto a qualche livido di cui non mi ero accorta.
    
    Mi rassicuro' sapere che la ragazza alla guida della moto non si era fatta nulla anche se il fatto che non fosse li a sincerarsi delle mie condizioni mi diede un po' fastidio, poi considerai che non mi ricordavo neppure esattamente come si chiamasse e decisi di assolverla per quella mancanza di tatto.
    
    Quello che ricordavo di lei erano i piercing ai capezzoli, erano a forma d'osso, e come una cagnolino in calore li avevo lucidati con la lingua, sdraiata sul divanetto del locale mentre le sue ...
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