1. Il vizio della dottoressa


    Data: 01/12/2019, Categorie: Autoerotismo Dominazione / BDSM Etero Autore: inchiostro, Fonte: RaccontiMilu

    ... beh, feci le cose per bene.
    
    Assicuratami quindi della logistica , passai ai fatti , ormai ero in ballo, ballai.
    
    Gli spedii solo l’indirizzo ed il numero di stanza, la seconda, non c’era bisogno di altre spiegazioni. Le spunte blu dell’avvenuta lettura le vidi quando già ero in palestra da un po’. Erano già le 21 e dovevo cenare. Mi presi qualcosa da portare in camera.
    
    Mi rimisi apposto, mi feci la doccia, mi tirai su i capelli, mi misi una sottoveste di raso nero, un accappatoio, presi un beauty con qualche gioco che mi ero portata (non era detto che mi servissero ma se la cosa si fosse dimostrata più in salita del previsto) e salii al piano di sopra.
    
    Sarà stata l’attesa o magari il solletico del proibito ma quel piano in ascensore mi parve infinito e ricominciai a sentire quella tachicardia che solo l’adrenalina ti può dare, a chi mi avesse incrociato in quel frangente sarebbe balzato sicuramente al cervello l’odore di femmina che emanavo.
    
    Verso le undici e mezzo bussarono alla porta, sobbalzai, il cuore cominciò a ballare la samba nei quattro passi che mi separavano dalla porta. Aprii. Mi guardava con gli occhi neri di chi ha finito le parole nell’ultimo quarto d’ora. Feci io per lui “Complimenti” e lo baciai.
    
    Lo baciai piano, appoggiando appena le labbra, lo presi per la mano e gli feci attraversare la soglia. Gli richiusi la porta alle spalle. Continuava a guardarmi senza dire niente, ero anche nel dubbio che non fosse proprio convinto di essere lì, ...
    ... ero certa che se avessi detto qualunque cosa sarebbe venuta meno un’atmosfera in levare che si preannunciava decisamente promettente.
    
    Lo baciai con decisione, lui rispose con più convinzione. Era più alto di me e mi dovetti alzare sulle punte dei piedi per arrivare a lui senza sbilanciarmi, senza sportello a cui appoggiarmi non era proprio semplice.
    
    Lui passò le sue mani intorno alle mie cosce, mi sollevò e mi appoggiò su un mobile poco distante dalla porta ma che sembrava messo lì apposta per questo scopo. Dalla mia nuova posizione fu molto più semplice riprendere in mano il gioco: guidai le sue mani sul dorso delle mie gambe, fino alla vita, lui si appoggiò ai miei fianchi e mentre li stringeva mi avvicinava a sé. Il suo membro indurito cercava di farsi spazio tra la durezza del legno e la cedevolezza delle mie carni. Staccava la sua bocca da me giusto il tempo di riprendere fiato, se non era sulla mia bocca era sul mio collo, se non era sul mio collo era sulla spalla dove mordeva fino a farmi gemere.
    
    Mi sembrò di essere tornata all’adolescenza dove, nella paura che tutto finisca troppo presto, i preliminari duravano ore.
    
    Proprio nel timore di una défaillance, rallentai volutamente i ritmi: scesi con un salto dal mobile e cominciai a sbottonargli la camicia, un bottone alla volta. Arrivata al penultimo gli sbottonai i jeans e tirai fuori l’ultimo pezzo. Aprii quel pezzo di vestiario come si apre un sipario, mi trovai davanti un torace giusto per un uomo di ...
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