1. Mal d'Africa ( Alla maniera di Tibet ) Pt.2


    Data: 17/09/2017, Categorie: pulp, Autore: Hermann Morr, Fonte: EroticiRacconti

    ... uno spiazzo alberato, circondato da un muretto squadrato, si entra per un cancelletto di legno. Il caffè è una costruzione in mattoni, ma fatto a trullo in stile africano. La maggior parte della gente però preferisce i tavoli all'aperto, protetti da tende bianche a padiglione, di quelle che catturano l'aria calda e la rimandano a chi sta seduto sotto.
    
    Tutti bianchi, turisti, cameriere indiano.
    
    Lei era li.
    
    Stavo facendo un passo, e rimasi di sasso col piede ancora alzato, nel vederla, che quasi cascavo indietro.
    
    Era li, seduta a un tavolo senza compagnia, ma con due tazze, come se mi aspettasse. Portava un cappello da sole con fiocco nero, del tutto fuori moda, e un cardigan estivo acquamarina, trasparente, nient’altro che un bikini sotto, neanche fossimo in spiaggia.
    
    Mi guardava.
    
    Era abbastanza secca da potersi permettere quella tenuta, ma mi attizzava, fino a pochi anni fa non avrei immaginato di infiammarmi per una cinquantenne, eppure avrei voluto solo metterle le mani sotto quell’abitino e limonarla duramente davanti a tutti. Poi quei capelli abbandonati sulle spalle, di un nero che non poteva essere tinto.
    
    A quel punto non potevo fare brutta figura, era necessario avvicinarsi e salutare, lei però si limitò in silenzio a spingere verso di me una saliera. Era strano quel gesto, ha un suo significato, ma è una usanza dell'Asia centrale, del tutto fuori luogo.
    
    Ancora in piedi presi un pizzico di sale e lo misi in bocca.
    
    " Ora che hai mangiato il ...
    ... mio sale sei mio ospite, nulla di male ti potrà accadere. " - disse lei - " Silimma hemìn ! "
    
    " Silim marabben ! E con questo il mio vocabolario sumero è quasi esaurito. E' la tua lingua ? "
    
    " E' la lingua che meglio riflette il nostro modo di ragionare, diciamo. "
    
    Mi ero seduto. Oltre ad aspettarmi sembrava conoscesse i miei gusti, c'era Roiboos nella mia tazza, mentre lei aveva caffè alla maniera araba. In mezzo una scodella piena di Beskuit, sembravano Cantucci fatti in maniera grezza.
    
    " Vostro ? "
    
    " Lo sai già. Djinn, Xhind, scegli tu la definizione che preferisci. Ieri avete forzato il confine tra i mondi, e io incuriosita sono venuta.. e ti ho riconosciuto.
    
    Non puoi ricordarlo, ma siamo stati amici, molto tempo fa. “
    
    “ Infatti non ricordo. Come ti chiami ? “
    
    “ Ahah. Col piffero che ti rivelo il mio vero nome. Visto che sono Djinn, puoi chiamarmi Gianna, no ? Mungu Djannam ! “ – e li la sua voce si addolcì all’improvviso – “ Zu ? “
    
    “ Ngae ? Ngae.. Herman, dubsarmen. Ma perché devi chiedermi il nome, visto che sembri sapere tutto ? “
    
    “ I concetti astratti sono difficili per me, e comunque ti conoscevo con un altro nome, Cemilyum, era un’altra vita.
    
    Credi al fatto di poter avere più vite alle tue spalle ? “
    
    Non sapevo che rispondere. La mia attenzione era sulle sue mani, ancora più che sulle parole, la guardavo pocciare un pezzo di beskuit nel suo caffè, dita agili, nodi che tradivano l’età, unghie lunghe e dure. Sembravano gli artigli di ...