1. I marocchini lo fanno meglio


    Data: 13/09/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Goriot, Fonte: EroticiRacconti

    ... adesso tocca a me”. Senza neppure guardarmi scende brusco con la bocca al livello della mia passera e inizia un lavoro di fino che mai potrò scordare. Mi sento una sgualdrina nelle mani di una sorta di dio del sesso, e mi lascio guidare senza opporre alcuna resistenza. La sua lingua, evidentemente già allenata, sa toccare tutte le corde del mio piacere e mi fa godere all’inverosimile. Quando sente che sono pronta, mi infila il suo cazzone grosso dentro e inzia a sbattermi come se non ci fosse un domani. Sentire dentro di me l’uomo che ho sempre trovato il più figo della città, mi fa impazzire e cerco di assaporarmi ogni momento, finendo per dimenticare che Medhi non ha indosso alcun profilattico. Ma scaccio il pensiero subito, “Prenderò io la pillola”, mi dico per rassicurarmi. Mentre mi penetra –Medhi è dentro di me, è lui e mi sta possedendo-, cerco di toccargli le braccia, anch’esse durissime, e mi godo il suo sguardo quasi spiritato, che vuole solo sborrare dentro di me. Una nuova ondata di sperma mi invade, se possibile più potente di quella di prima. Mi sento subito più triste perché penso che tutto stia per finire, ma Medhi non aspetta un momento e mi mette a pecorina. Prima mi pulisce bene bene con la sua lingua e percorre il mio di dietro fino all’ano, ammorbidendolo per la pentrazione più godereccia della mia vita; poi, di nuovo, mette il suo cazzone, caldo e in tiro come non mai. Dentro il mio buchetto. “Sono nel letto dove dorme sua moglie e dove la domenica ...
    ... mattina vengono i figli a giocare con il loro papà”, mi viene in mente, e cerco di dirlo a Medhi. Ma lui mi dà un mezzo ceffone, mi ributta in avanti e addirittura, presa la foto di famiglia incorniciata sul comodino, la sbatte per terra rompendola in mille pezzi. “Io metto le corna a mia moglie e ne sono fiero, non sei la prima e non sei l’ultima delle puttane che mi scopo”. Medhi mi sembra un animale, vuole solo godere e il pensiero della violenza che sta usando su di me mi eccita, aprendomi definitivamente il culo. I suoi coglioni sbattono sulle mie natiche e, puntuale, il fiotto di spema mi invade l’intestino. Ora sono tutta piena del seme di Medhi, fuori e dentro di me. Ma non può finire tutto così in fretta. Mi giro, gli lecco la sborra residua sul cazzone e da terra, totalmente sottomessa al mio dio del sesso, comincio a segarlo come avevo sempre sognato di fare sditalinandomi da sola nei miei tristi pomeriggi invernali. Lo sego e intanto gli tocco i muscoli del braccio, gli chiedo di sputarmi sopra come a un essere inferiore–ed ecco subito la sua saliva, che per me è preziosissima- e lubrificando con la sua bava la sua asta continuo a fargli il raspone. Lui vorrebbe allontanarmi al momento della sborrata, io non ci penso neppure, aspetto il fiume del suo piacere e per l’ennesima volta me lo gusto sino all’ultima goccia. Poi lo bacio ancora, come prima col suo stesso seme, e prendo a massaggiargli il petto muscoloso per rilassarlo dopo tanta fatica.
    
    Ci stendiamo a fianco ...