1. Luciana [2]


    Data: 22/07/2019, Categorie: Etero Autore: foreignpress, Fonte: Annunci69

    Mi porse il culo e aprì le gambe, posizionando la fica schiusa e già bagnata sulle mie labbra: all’eccitazione naturale (intendo, alla voglia scaturita dall’annusare il mio cazzo dritto, dall’avere a un passo dalla bocca la mia cappella gonfia) si aggiungeva l’emozione di quella notizia inaspettata, e una certa gratitudine nei miei confronti: non solo la scopavo, e la scopavo bene, ma l’avevo anche ingravidata; alla sua età, quando aveva perso le speranze. Percepii nel profumo della sua fica un odore nuovo, ma forse era la suggestione di immaginarla così preziosa: Luciana, la vicina di casa, la mia donna, più grande di me di quasi vent’anni, fecondata dal mio sperma. Grata.
    
    Mi schiacciò il culo aperto contro il naso, mentre i fitti, cortissimi peli concentrati sulle labbra e mal rasati nella strada breve tra la fica e il culo mi pizzicavano la bocca: inspiravo odore di femmina, odore intenso e prepotente. Alternavo profonde lappate a un lavoro di precisione con la punta della lingua sul clitoride, particolarmente sporgente. Non gemeva, urlava proprio. Si dimenava sul mio volto, la fica sempre più schiusa e gocciolante. Intanto godevo anche io, mentre con la sinistra raspava sullo scroto, mi stringeva le palle, un dito (il medio) a stuzzicarmi l’ano, e con la destra mi segava. Quando smetteva di urlare, allora prendeva il cazzo in bocca e lo succhiava forte, spingendolo giù, fino in gola: non mi aveva mai fatto un pompino così discontinuo e disperato, composto da scrollate ...
    ... manuali vigorose e succhiate animalesche, da inesperta, da affamata.
    
    «Troia, succhia», le dicevo. E lei succhiava. Poi si dimenticava, e si sedeva sulle mie labbra, continuando a dimenarsi; prima lateralmente, poi verticalmente: come un orso che si gratta la schiena contro un albero, solo che la schiena era la sua fica e l’albero la mia bocca.
    
    «Succhia, troia.
    
    Succhiami il cazzo o mi alzo e me ne vado».
    
    Lo avrei fatto. Una cosa che mi era sempre più chiara, del nostro rapporto, era che nonostante fossi io quello più arrapato, dei due, era lei a perdere la ragione durante il coito, a non riuscire a rinunciare al piacere: tra la prima carezza e il suo orgasmo non doveva succedere niente che non fosse passione oscena e travolgente. Potevo chiederle di tutto, in quei momenti, persino di pisciare nel letto. Bastava minacciarla d’interrompere.
    
    La scopata che seguì la notizia della gravidanza era cominciata appena varcata la soglia della mia stanza. Si chiuse la porta alle spalle, mi tolse la cinta, mi abbassò i pantaloni e, sfilate le infradito, prese a baciarmi i piedi e a leccarmi tra le dita. Sapeva quanto mi eccitasse. Poi, da lì, da uno sguardo lanciato un po’ più su, iniziò il pompino, a cui seguì il 69 feroce e impazzito che ci costrinse a bruciare la tappa della penetrazione (e quella, da me premeditata, dell’anale): lei venne dopo pochissimi minuti, urlando il mio nome seguito da varie parolacce e da una specie di piccolo pianto; io finii per pretendere una ...
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