1. Sverginità: "barbara"


    Data: 23/09/2017, Categorie: Etero Autore: renart, Fonte: Annunci69

    ... tailleur, particolarmente indicata ad esaltare l’opulenza sinuosa dei fianchi.
    
    Sotto lo sguardo lesso del ragazzo, in bilico sui tacchi a spillo, la donna si concede una breve passerella costeggiando, e sculettando con ostentazione, il lato più breve della scrivania – di un comune campionario di ufficio – per poggiare infine il barocco deretano sul lato lungo, quasi di fronte al demente, che nel frattempo ha allentato di un bel tot il giro di vite della mascella che ora gli penzola come un arto in necrosi imbarcando aria. Allora, signor La Mazza, possiamo passare adesso alla parte pratica del colloquio, per valutare concretamente l’eventuale idoneità, annuncia la gattona con fare malizioso, incrociando le braccia sotto alle tette, si alzi, grazie. Il giovane riacquista per un momento il controllo sulla sua mascella, deglutisce, poggia entrambe le mani sui braccioli della sedia e si tira su, acquistando la sua naturale postura sbilenca. Slaccia la patta e tiralo fuori, intima subito dopo, passando bruscamente al tu - segnale inequivocabile della volontà dominatrice che converte la distanza formale ma orizzontale in distanza verticale, in cui i ruoli del vertice e della base sono netti e definiti –, quindi si accomoda meglio sul ripiano della scrivania in modo da avere l’agio di accavallare le gambe, operazione che richiede la risalita dell’orlo della gonna che scopre le autoreggenti bianche strette intorno alla carne abbronzata delle cosce. A questo punto, comincio a ...
    ... menarmelo lentamente, ciucciando contemporaneamente la sigaretta. Ad ogni modo, il tipo, mostrando un comprensibilissimo impaccio, esegue l’ordine e il membro, non ancora eretto ma a barzotto, gli penzola dalla patta aperta come la proboscide di un cucciolo d’elefante. Da erudita della materia in questione, la donna si accomoda meglio gli occhialini sul naso e scruta l’attrezzo con scrupolo e attenzione, come se dall’insistenza del suo sguardo ne dipendesse la lievitazione. E in effetti, l’inquadratura del regista sembra cogliere per un attimo il fremito che percorre la carne pubica, ma immediatamente stacca sulla donna che riprende a parlare e, con velato sarcasmo, lascia intendere al giovanotto che così non si va da nessuna parte, che se pure la sostanza sembra esserci in potenza occorre che si tramuti in atto, altrimenti può anche ritirarsi e lasciare il posto a qualcun altro. Ma il ragazzo è giovane, inesperto, timido e imbarazzato, per cui la donna, finora squalo, è colta dal senso materno, rabbonisce i toni, ammorbidisce le parole e conviene che forse il pivello abbisogna di un piccolo stimolo, per così dire, allora gli sorride e tira la gonna su fino al pelo, la cui ombra incombente è più che evidente dalle trasparenze dell’intimo. Il salsicciotto, dotato di un’intelligenza tutta sua, a quella vista sembra essere colto da una scarica elettrica e balza su a scossoni, come i bracci di quelle lampade IKEA che per stendersi del tutto hanno bisogno di diversi passaggi. Bene bene ...
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