1. Con la prima prostituta


    Data: 25/04/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: Baciami_Ancora, Fonte: Annunci69

    A quanti anni si può decidere consapevolmente di andare con una prostituta? Probabilmente dipende moltissimo da una serie di fattori, primo fra tutti, credo, l'estrazione sociale da cui si proviene.
    
    Ci sono infatti ambienti in cui tale tipo di frequentazione è quasi un vanto, e addirittura un passaggio obbligato nella "formazione" dei giovanotti alle prime armi.
    
    Nella mia famiglia regnava invece il più bigotto oscurantismo , tanto che lo stesso significato della parola "prostituta" mi era rimasto ignoto fin verso i quattordici anni.
    
    Cresciuto col sacro rispetto del concetto di amore e con nessuna vaga ipotesi che il sesso ne potesse essere disgiunto, per anni mi sono molto vergognato dello strano istinto che provavo, invece, ogni sera in cui mi capitava di passare in auto nei viali della città in cui svariate ragazze incredibilmente provocanti sembravano aspettare nessun altro che me.
    
    Inoltre l'idea di pagare l'amore mi pareva assolutamente inconcepibile, un controsenso.
    
    Tutto ciò soprattutto prima di aver provato di persona il piacere del sesso, cosa avvenuta ben in là con gli anni, ma fantasticando solo sulla base dei racconti degli amici, in assoluto contrasto con i vari giornali e film porno di cui ero ormai un affezionato fruitore.
    
    Insomma, avevo parecchia confusione in testa.
    
    La mia prima ragazza mi ha se non altro aiutato ad acquisire un pò di consapevolezza, seppure a costo di grossi dubbi e molto molto tempo, quattro anni, spesi prima di ...
    ... rendermi conto che il sesso "standard", cioè rigorosamente missionario, a cadenze regolari e rarefatte e senza alcuna variazione sul tema, non faceva assolutamente per me, e non perché io fossi fuori dal normale ...
    
    Nonostante ciò, servirono altri tre anni di totale astinenza forzata, prima di decidere che in fin dei conti si poteva anche provare questa esperienza, evidentemente così diffusa, come possibile sfogo ad una fame che ormai era divenuta insopportabile e nemmeno più sostenuta da motivazioni spirituali.
    
    Rimaneva un'ultima remora: la paura di essere visto da qualcuno e magari riconosciuto, come a me era successo di riconoscere altri, il che mi avrebbe messo in incredibile imbarazzo; impossibile quindi approcciare qualunque ragazza nei dintorni della mia città.
    
    Ero quindi giunto ai ventinove anni, quando si concretizzò la giusta occasione, alla prima trasferta di lavoro a Milano.
    
    Avevo notato molte ragazze lungo lo stradone dal centro alla periferia nord, sede del mio albergo, e dopo la cena del terzo giorno, salutai i colleghi con la scusa del sonno, salii in camera per un'oretta e verso la mezzanotte, con grande circospezione, scesi nella hall e salutai di sfuggita il portiere notturno, che ovviamente sapeva benissimo dove potevo essere diretto, accesi l'auto ed a bassa velocità, per non rischiare una multa quanto mai inopinata, imboccai la direzione del centro, che guardacaso era parecchio trafficata, anziché deserta come avrebbe dovuto suggerire l'ora ...
«123»