1. Fatalità preponderante


    Data: 17/04/2019, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... bei coglioni che ti ritrovi. Non trascurare né sottovalutare mai che la pelle ascolta, pensa, percepisce e trasuda fluidi e congetture’.
    
    La mia parola &egrave forse insufficiente e traboccante, perché il suo sguardo prorompe tra le sopracciglia folte simili alla fuliggine e le labbra color del sangue di rospo, quei capelli scuri e lucenti sono come un cespo di rovo falciato sbieco e spruzzato di gocce di rugiada. Il detentore dello scettro si muove fulmineo verso di me e con tutta la sua imponenza mi trascina verso la sedia. Io accetto passivamente, perché se mi soffermassi per pesare ogni parola sulla stanza svanirebbe la mia musica, tuttavia se reagissi allora lui si bloccherebbe di nuovo:
    
    ‘Adesso tocca a te, più tardi penserò anche a quell’altra’.
    
    Lui mi fissa diritto negli occhi come un lanciafiamme puntato sul sole, poiché vuole la cenere della pelle e delle ossa. Sono stata io a cominciare, lui pretende di finire, in quanto &egrave un uomo di sani principi, un buon padre di famiglia, perché lui predica e richiama. In realtà &egrave soltanto uno scapolo che accumula impreziosendo ogni giorno lo schema enigmistico del suo corredo, stavolta però nel rodeo ci sono io e sotto la sottana da vero demone ho un angelo tentacolare e nostrano, pericoloso e imprudente tra l’altro sempre in procinto di cambiare pelle. Lui m’osserva con quegli occhi freddi e inumani, io sono agganciata alla sedia e nuda con i polsi legati da una sciarpa di seta, con un’altra bandana ...
    ... stretta a forza tra i denti per impedirmi d’urlare. Lui ansimante rimane seduto su d’una vecchia poltrona logora, l’unica che ha peraltro lasciato integra, perché gli altri mobili sono distrutti, spaccati e sventrati. La chitarra invece &egrave sbattuta in un angolo, il pianoforte a coda impolverato, scordato e dimenticato.
    
    Le gambe delle sedie metalliche rivoltate verso l’alto sembrano dei giganteschi cavatappi, gli arazzi sono ridotti a brandelli, le tende riadattate a degli stracci e scorticate. Le porcellane sono frantumate, il cestino rovesciato per terra, l’intonaco alle pareti &egrave sgretolato che cade a scaglie, mentre i sanitari sembrano cumuli di schegge impazzite. L’acqua attualmente sta uscendo ininterrottamente dai rubinetti, i nostri abiti sono fatti a pezzi e sparpagliati. Fuori nel frattempo infuria la tempesta, dato che s’avverte solamente la sonorità del vento che sbatte contro le superfici scuotendole, la stanza &egrave una cassa di risonanza trasformata in uno xilofono gigante. Ecco che lui spalanca gli occhi come un caimano, visto che lo sguardo adesso si va a posare su d’una credenza dove si trova l’unico vaso capiente integro e un barattolo di miele. Mi mostra quel recipiente esaltandosi:
    
    ‘Vuoi sapere qual &egrave il mio obiettivo?’ – dice lui compiacendosi.
    
    In quel frangente s’alza dalla sedia e s’avvicina con il barattolo di miele in mano, lo posa per terra e svita il coperchio:
    
    ‘Adesso ti spalmerò di miele, dalle dita dei piedi alla fronte e ...