1. Rosa


    Data: 10/11/2017, Categorie: Erotici Racconti Etero Autore: Pensieri_Osceni, Fonte: RaccontiMilu

    ... verace come un pomodoro annerito dal sole e dalla forma di damigiana. La ‘ferrarese’, che poi non era che un’altra napoletana emigrata, si depilava regolarmente, si truccava e profumava di Chanel, levando del tutto il sapore di una scopata rustica e selvaggia. L’unico rammarico consisteva nel non poterla fare in aperta campagna. Per viverne appieno il gusto. Su un prato chiazzato di margherite; lei a cosce spalancate e con la pesante gonna di panno ruvido, rattoppata in piu’ punti, sollevata e stretta in grembo. Con cespugli di sanguinella e querce sparse all’orizzonte ed il tintinnio lontano dei campanacci delle bestie al pascolo.
    
    Continuai a penetrarla fino a sentire prossimo il culmine. Mi chinai in avanti affondando i pugni sul tessuto imbottito e plastificato ed impressi più forza ai successivi colpi. Dei gemiti più accentuati indicarono il suo gradimento. Avvertii una colata bagnata irrorarmi il sesso ed un rilassamento delle pareti vaginali che lo avvolgevano, era venuta. Sfilai la verga e mi spostai; l’asta si ergeva imponente sopra la sua faccia. I testicoli le ondeggiavano davanti il muso. Pochi colpi di polso ed i fiotti di sperma schizzarono. Arricciò le labbra ed increspò il muso in un grugno. Quel che feci non era certo ciò che ci si aspetterebbe dall’incarnazione di una star delle telenovelas, e la sua reazione disgustata ne fu un’eloquente conferma.
    
    Svuotai la passione di quell’incontro tra la faccia ed i seni della grassona sfiancata. Mi rilassai ...
    ... accarezzando l’uccello, come per ringraziarlo del lavoro svolto poi mi tirai su i pantaloni.
    
    Lei giaceva sfatta e rilasciata sulla poltrona, credo in attesa di un gesto di affetto. Si aspettava qualche carezza? che l’abbracciassi guardandola negli occhi, sorridendole e sussurrandole paroline dolci? Ci pensai un attimo poi emisi lo sbuffo, camuffandolo in un colpo di tosse. Sì, sentenziai, &egrave proprio stupida.
    
    Diedi un’occhiata per terra, trovai i suoi indumenti, li raccolsi. Lei, affossata, dibatteva per tirarsi su; lasciai cadere la tuta e la maglietta di cotone sulla pancia a tre rotoli di grasso morbido e le afferrai un braccio. Una volta in piedi, con ancora i vestiti ammassati in grembo, la invitai a ricomporsi in fretta ed andarsene.
    
    Non vedevo l’ora che si togliesse da lì; che sparisse, tornasse nella sua piatta e patetica vita da casalinga. Il divertimento era stato enorme, la scopata fantastica. Ora non volevo saperne di lei, di quella botte tutta strati di lardo e sciocche romanticherie. Per quelle avevo Monica, la mia ragazza. Non mancavano con lei i momenti tanto agognati da tutte le donne, e deprecati da chi li avrebbe saltati volentieri. Passaggio obbligato per giungere a farsela dare. Da Rosa l’avevo avuta. Sporca, pelosa, il cespuglio nero e folto stagliato sul pallido grasso dove non aveva mai fatto prendere il sole. Mi bastava così, per ora. Potevo scaricarla e frantumarle i sogni da teleromanzo, o, ci pensai su un attimo, un pensiero balenato in ...