1. Rosa


    Data: 10/11/2017, Categorie: Erotici Racconti Etero Autore: Pensieri_Osceni, Fonte: RaccontiMilu

    ... paio di quelle cazzate sudamericane e snocciolarle qualche frase ad hoc per conquistarmela.
    
    Cazzo, possibile sia tanto stupida! Ogni tanto mi saltava in mente quell’esclamazione, la esternavo traducendola in un sorrisino sghembo, un leggero cenno di scuotimento con la testa ed uno sbuffo nasale, come una risata bloccata in gola e defluita dalle narici. E se capitava quando mi trovavo con i colleghi, immersi nel silenzio vermigliante della camera oscura, o comunque in presenza di qualcuno, mi giustificavo accennando ad un buffo ricordo spuntato fuori all’improvviso.
    
    La feci sedere su quell’odioso ammasso di finta pelle e polistirolo, e tra lei e la poltrona era difficile dire chi assomigliasse di più ad un sacco. Le infilai l’uccello in bocca e lo sentii avviluppato dal movimento di lingua e guance. L’afferrai per i ricci e, lento ma inesorabile, presi a cadenzare colpi di sesso.
    
    Cercavo di ficcarglielo in fondo il piu’ possibile e mi accorsi ben presto che fiotti di saliva le colavano lungo il muso. Dopo un conato, simile al brontolio di un mostro, tirai via il membro bagnato. Penzolanti fili di bava si allungavano verso il basso. L’accarezzai sulla chioma, nera, riccia ed irsuta.
    
    La smorfia le contraeva i lineamenti in una sembianza da donna delle caverne. Normalmente non era bellissima, Rosa. In quella situazione però rasentava l’orrore. Quello spasmo facciale metteva in risalto la scura peluria, affiorante da sopra le labbra, e l’incresparsi della fronte dava ...
    ... più volume alle già folte sopracciglia, il tutto rendendola simile alle facce corrugate che si vedevano in quelle donne del profondo Sud, fotografate in bianco e nero avvolte negli scialli e con alle spalle scorci brulli e pietrosi.
    
    Tirai su col naso, arcuai le labbra in cenno di sfida accettata e gli detti dentro. Potevo sentirmi come un Don Chisciotte che, in atto sacrificale, si lanciava contro pingui mulini a vento. Posai le mani sulle sue spalle e la sospinsi facendola poggiare con la schiena sul saccopoltrona, le divaricai le gambe. Restarono a mezz’aria tremolanti per il peso e la precarietà dell’equilibrio. L’aiutai ad allungarle e me le sistemai sulle spalle, sembrava che avessi due prosciutti a tracolla. Il sesso puntava dritto e vigoroso, come la lancia dell’eroe spagnolo. Lo guidai attraverso una selva di pelo nero ed all’imboccatura delle grandi labbra, poi iniziai a ritmare colpi via via piu’ decisi. Quegli enormi strati di pelle grassa presero a sussultare ed i seni ballonzolavano divaricati e pendenti.
    
    Abbassai lo sguardo. Vedere il mio sesso entrare ed uscire da quel cespuglio irsuto mi eccitò ancora di piu’. Grasse e pelose, non ho mai scisso queste due caratteristiche. Per godere davvero di una donna in carne era indispensabile che nascondesse tanto pelo tra le gambe.
    
    In un baleno trovai il perché non arrivai mai a provare, con una che mi feci per cinque mesi quando abitavo a Ferrara, la stessa euforica passione che mi stava dando questa napoletana, ...