1. Rosa


    Data: 10/11/2017, Categorie: Erotici Racconti Etero Autore: Pensieri_Osceni, Fonte: RaccontiMilu

    Adoro le donne grasse. Ne sono piacevolmente ossessionato. Quintali di carne che si muovono lenti ed impacciati; che cadono pesanti, fiaccati dalla forza di gravità, ballonzolando ad ogni movimento.
    
    Rosa ne era un magnifico esemplare. Bassa e larga, aveva l’aspetto di una botte e le cosce enormi come prosciutti.
    
    L’ho sempre vista passare davanti lo studio di montaggio dove lavoravo, per andare a fare la spesa. Mi accostavo alla finestra senza farmi vedere e mi soffermavo su quel culo immenso che ad ogni passo si gonfiava come un canotto. Cazzo!, pensavo con la mano sulla patta, chissà che goduria averlo davanti’
    
    E davanti lo ebbi davvero, non molto tempo dopo.
    
    L’aiutai ad abbassarsi la tuta elastica e la massa flaccida si rovesciò fuori. Associai quella fuoriuscita abbondante di pelle grassa ad un impasto lievitato, poi vi tuffai le mani. Come un fornaio intento a lavorare il pane palpavo e massaggiavo quel culo incredibilmente enorme.
    
    Era alta poco più di un metro e sessanta, e larga quasi altrettanto. Da quando la vidi per la prima volta non potei non giurare a me stesso che l’avrei avuta, prima o poi.
    
    Non fu un’impresa difficile. Non certo per me che ero solito confrontarmi con prede assai più pregiate e che richiedevano un confronto, a volte serrato, con la concorrenza.
    
    Iniziai a frequentare l’alimentare nello stesso orario in cui era solita andarvi. I panini finivano puntualmente nel cestino della spazzatura ancora avvolti nel cellophane, mentre ...
    ... il faccione rotondo di Rosa si illuminava e rosseggiava ad ogni mio complimento. Notai con un celato patetismo quanto anche i più banali e scontati facessero un incredibile presa su di lei.
    
    Una donna semplice, di bassa cultura -non glielo chiesi mai ma sono convinto che non andò oltre la licenza media. Quarantaquattro anni, sposata con un muratore e con un figlio adolescente avviato, lo affermava amaramente, a seguire il padre nei cantieri. Contribuiva alla non certo florida economia domestica andando, per qualche ora la settimana, a fare i servizi negli appartamenti o pulire le scale di un condominio. Questo per racimolare un duecento euro al mese, quando le andava bene e veniva chiamata. Altrimenti faceva la casalinga. E da buona casalinga era solita farsi accompagnare, nello svolgere le faccende, dalla TV. In particolare da quelle emittenti private che riempiono i palinsesti con televendite truffaldine, cartomanti altrettanto fasulle e… tante, tante telenovelas. Di quelle che la facevano sognare, immedesimandosi nei panni dell’eroina e vivendo appieno gli spasmi struggenti verso il bellone, romantico e tenebroso, di turno.
    
    Le dita affondavano sulle chiappe a buccia d’arancia lasciando un’impronta rossa sul pallido cadente. Sprofondavo su un divano fatto a sacco di pelle plastificata. Il bugigattolo dietro lo studio, usato per sviluppare pellicole, era immerso in una soffusa luce giallognola ed in un silenzio ovattato in cui nitidi spiccavano i sospiri, simili a ...
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